ZONA PASTORALE – Venerdì 17 ottobre alle 21 incontro su: “Storie, parole e ferite della Palestina, mentre il mondo guardava da un’altra parte”. L’incontro si tiene nella Sala di Comunità della parrocchia di San Lazzaro (ingresso dal Parco 2 agosto). Saranno a parlarci della situazione drammatica che ha vissuto e sta vivendo la Terra Santa don Nandino Capovilla e Betta Tusset, entrambi storici attivisti per la pace.
Don Nandino Capovilla è un personaggio molto conosciuto per il suo impegno per la pace fra i popoli, e venerdì 17 ottobre alle 21 sarà a San Lazzaro di Savena, nella Sala di Comunità della parrocchia di San Lazzaro (ingresso dal Parco 2 agosto) per tenere una conversazione su: “Storie, parole e ferite della Palestina, mentre il mondo guardava da un’altra parte”. Insieme a lui sarà Betta Tusset, anch’essa impegnata in Pax Christi.
Don Nandino Capovilla è sacerdote veneziano, parroco della Chiesa della Resurrezione alla Cita (un quartiere multiculturale), ed è attivamente impegnato nel sociale, in particolare a favore delle persone emarginate e dei migranti con la promozione di progetti di inclusione sociale (ad esempio, con la “Casa di Amadou”). Il suo impegno all’accoglienza è stato riassunto dal gesto di mostrare a Papa Francesco una spilla con la scritta “Apriamo i porti!”.
Don Nandino si occupa della Palestina da più di venti anni ed effettua visite periodiche con diversi gruppi per portare solidarietà alla popolazione locale. Le loro visite in Terra Santa non sono solo di carattere religioso, ma anche di forte impegno umano e sociale. Ogni volta si cerca di vivere in prima persona la realtà di quel popolo e di portare il messaggio di pace e giustizia, confrontandosi con la difficile situazione che sta vivendo la popolazione palestinese. Le testimonianze parlano di un’esperienza di vita intensa, fatta di incontri con la gente del posto, sacerdoti e attivisti locali, e momenti di preghiera condivisi. L’impegno che don Nandino ha portato avanti in Palestina ha avuto anche una valenza ecumenica, cercando di creare ponti tra le diverse religioni.
Nell’agosto di quest’anno don Nandino è stato bloccato e trattenuto per circa sette ore all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove era arrivato con una delegazione di Pax Christi per un pellegrinaggio, in seguito espulso con un “diniego di ingresso” per motivi di “sicurezza pubblica”. La sua espulsione è dovuta al suo ruolo di “testimone che porta persone a vedere la realtà”. Dopo l’espulsione, il sacerdote ha voluto spostare l’attenzione dalla sua vicenda personale alla situazione in Medio Oriente. I suoi messaggi principali sono stati: “Non parlate di me, ma degli orrori di Gaza”: ha espressamente chiesto ai giornalisti di non concentrarsi sulla sua detenzione, ma di raccontare del “popolo che da settant’anni è prigioniero nella sua terra”.
Betta Tusset è una figura attiva nell’ambito del volontariato; dal 2018 al 2020 ha coordinato nella sua città un progetto di inclusione sociale, abitativa e lavorativa per persone migranti in situazioni di vulnerabilità.
Entrambi sono promotori dei “Pellegrinaggi di Giustizia”, una delle iniziative centrali della campagna “Ponti e non muri” promossa da Pax Christi. Il concetto di “Pellegrinaggio di Giustizia” ribalta la prospettiva tradizionale del viaggio in Terra Santa. L’obiettivo non è visitare solo i siti religiosi (sebbene anche questo sia un aspetto molto importante), ma entrare in contatto diretto con il popolo palestinese in Cisgiordania, Gaza e in Israele, nonché con gli attivisti israeliani e palestinesi che operano per la pace e la giustizia con la prospettiva di gettare “ponti di solidarietà e fraternità” e intensificare la comunione con le comunità cristiane, spesso dimenticate e isolate. Sul sito https://bocchescucite.org viene riportato periodicamente questo impegno, dove si dà spazio a narrazioni che mirano a far conoscere le condizioni di vita e le prospettive della popolazione nei territori occupati.
Numerosi sono i libri che Betta e don Nandino hanno pubblicato raccontando la loro esperienza in Palestina dando voce ai “senza voce”. Il loro ultimo libro, “Sotto il cielo di Gaza”, nasce da un’esigenza morale e spirituale: strappare dall’oblio le vittime del conflitto, contrastando la loro “dissolvenza dei volti”, come avrebbe detto don Tonino Bello. Il libro si pone come un atto di resistenza contro l’indifferenza e la narrazione superficiale che spesso riduce le persone a meri “danni collaterali”. Un libro che aiuta a pregare (il volume include le preghiere di Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme), a riflettere, ad approfondire, e a non guardare da un’altra parte.
Dario Puccetti (Pax Christi Punto Pace Bologna)


