GIORNATA INTERNAZIONALE DI PREGHIERA E RIFLESSIONE CONTRO LA TRATTA DI PERSONE 8 FEBBRAIO

“Lo sfruttamento fisico, economico, sessuale e psicologico di uomini e donne, bambini e bambine attualmente incatena decine di milioni di persone alla disumanità e all’umiliazione. Ogni essere umano – uomo, donna, bambino, bambina – è immagine di Dio; Dio è amore e libertà, che si dona nelle relazioni interpersonali; quindi ogni essere umano è una persona libera, destinata a esistere per il bene degli altri, in uguaglianza e fraternità. Ogni persona e tutte le persone sono uguali e si deve riconoscere loro la stessa libertà e la stessa dignità. Qualsiasi relazione discriminante che non rispetta la convinzione fondamentale che l’altro è come me stesso costituisce un delitto, e tante volte un delitto aberrante.
Per questo dichiariamo in nome di tutti e di ognuno dei nostro credo che la schiavitù moderna – in forma di tratta delle persone, lavoro forzato, prostituzione, traffico di organi – è un crimine di “lesa umanità”.”

(dalla Dichiarazione di Papa Francesco in occasione della firma del documento contro la tratta delle persone dei leaders religiosi, 2 dicembre 2014)

 

bakhitaNome Santa Giuseppina Bakhita
Nata circa 1869 ad Olgossa, Darfur, Sudan
Morta 8 Febbraio 1947, Italia
Anno della beatificazione 1992 (17 Maggio)
Anno della Canonizzazione 2000 (1 Ottobre)
Data della Festa 8 Febbraio
St. Giuseppina Bakhita, più conosciuta come “mamma Moretta” portò per tutta la sua vita 144 cicatrici, che le avevano fatto dopo essere stata rapita e fatta schiava quando aveva circa 9 anni. L’esperienza traumatica fu tale che si dimenticò il suo nome di nascita e i suoi rapitori le diedero il nome di Bakhita, che significa ‘Fortunata’. Fustigazioni e maltrattameno erano parte della sua quotidianità. Insieme alla schiviatù sperimentò le umiliazioni fisiche e morali. Fu solamente nel 1882 che la sua sofferenza fu alleviata, dopo che fu comprata dal Console Italiano. Questo evento trasformò la sua vita. In questa famiglia e, successivamente in una seconda casa italiana, ricevette dai suoi padroni, gentilezze, rispetto, pace e gioia. Giuseppina venne a scoprire l’amore in modo profondo, nonostante all’inizio non fosse in grado di dire qual’era la fonte.
Un cambiamento della situazione dei suoi padroni, fece in modo che fu affidata alle Suore Canossiane dell’Istituto dei Catecumeni di Venezia. Fu lì che Bakhita venne a conoscere Dio che fin da bambina ‘lei aveva sperimentato nel suo cuore, senza sapere chi fosse’. Fu accolta nella Chiesa Cattolica nel 1890, si uni alle suore e fece la professione perpetua nel 1896. I successivi 50 anni della sua vita li spese testimoniando l’amore di Dio attraverso i servizi di cucina, cucito, ricamo e portineria. Quando lei era in servizio in portineria, metteva la mano sulla testa dei bambini che frequentavano la scuola vicina e li accarezzava. La sua voce era gradita ai più piccoli, di conforto ai poveri e sofferenti. Era una fonte di incoraggiamento. Il suo sorriso costante ha conquistato il cuore delle persone, così come la sua umità e semplicità. Con la vecchiaia visse lunghi e dolorosi anni di malattia, ma continuò perseverando nella speranza, scegliendo sempre il bene. Quando la visitavano e le chiedevano come stava, rispondeva: ‘come vuole el Paron’. Durante gli ultimi gioni di vita ha rivissuto il doloroso tempo della sua schiavitù e più volte supplicò: “per favore, rallentatemi le catene, sono pesanti! Circondata dalle suore, morì l’8 febbraio 1947.