Primo incontro

Donatella e Lara: attraverso la Parola di Dio rinasciamo dall’alto con Nicodemo

Si è svolto a San Lazzaro l'incontro di Zona sulla preghiera con la Parola di Dio

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San Lazzaro – Giovedì 18 novembre è iniziato il percorso di Zona Pastorale sulla preghiera. Donatella e Lara hanno guidato la serata.

Una bella serata, intensa, ben preparata da due laiche donne: Donatella Broccoli e Lara Calzolari. Donatella ha parlato dell’importanza della Parola di Dio nella vita del cristiano, come elemento essenziale della preghiera, del cammino e della relazione con Dio. Ha preso spunto da diversi testi (che riportiamo in questo post) dei padri della Chiesa, di autori contemporanei, di testi del magistero.

Lara ha ripercorso il testo di Giovanni 3 che ha come protagonista Nicodemo, icona biblica scelta dall’arcivescovo come faro per quest’anno pastorale. Commentando il dialogo con Nicodemo, Lara ha mostrato come il testo biblico l’abbia interpellata e descritta nei passaggi importanti della sua vita.

I testi proposti

“L’ignoranza delle scritture è ignoranza di Cristo” (San Girolamo).

 “Oggi devo fare molte cose, quindi pregherò quattro ore” (Martin Lutero).

Anna Maria Canopi, OSB  LA TRADIZIONE DELLA PREGHIERA  –  testo all’interno del Catechismo della chiesa cattolica con commento teologico.

Se è vero che la preghiera è slancio del cuore, questo slancio non è un’emozione spontanea, legata a fattori contingenti, che ora si accende e subito dopo si spegne; non è sentimentalismo o ricerca di esperienze esoteriche, ma frutto di un’atto di volontà: per pregare, bisogna volerlo. La preghiera però non dipende dalla nostra forza di volontà, ma da un’educazione della volontà che lascia spazio allo spirito Santo. Tra i due opposti rischi, quello del sentimentalismo e motivo e quello di un rigido intellettualismo, l’autentica preghiera passa attraverso la via dell’umile apprendimento, È necessario imparare a pregare, come il bambino impara chiamare la mamma e il papà, impara chiedere loro ciò di cui ha bisogno, a ringraziare per quanto riceve e ad esprimere la semplice gioia di stare con loro. È attraverso una trasmissione vivente che lo spirito Santo insegna a pregare ai figli di Dio, nella Chiesa, che crede e che prega. Pregando con la Chiesa che prega e crede, ogni cristiano impara a sua volta a pregare e a credere, ad approfondire la propria conoscenza del Signore, a leggere gli eventi della sua vita personale e della storia universale alla luce della parola di Dio. Dopo aver ricevuto grazia su grazia, diventa egli stesso un testimone vivente della fede, una fontana zampillante per ristorare altri cuori di poveri che attraversano faticosamente gli aridi deserti del dubbio e le impervie vie della storia. Crescere fino a questa maturità della fede, così da diventare sostegno per altri, non è un compito riservato a pochi specialisti della preghiera, ma un dovere di tutti cristiani, perché coincide semplicemente con la chiamata universale alla santità. È lo spirito santo l’acqua viva che, nel cuore orante, zampilla per la vita eterna. È lui che ci insegna ad attingerla alla stessa sorgente: Cristo.

COSTITUZIONE DOGMATICA SULLA DIVINA RIVELAZIONE DEI VERBUM 18 novembre 1965 CAPITOLO I  LA RIVELAZIONE

Natura e oggetto della Rivelazione

2. Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione [2].

Pregare la parola, Enzo Bianchi, Ed.Gribaudi

La parola di Dio, dopo un secolare esilio, ha ritrovato la sua centralità nella vita della Chiesa. Si potrebbe addirittura parlare di riscoperta della parola di Dio da parte dei credenti che da secoli non conoscevano e non praticavano più il contatto diretto con le scritture E non avevano neppure l’occasione di attingere alla parola di Dio nella loro vita di fede. È vero che la chiesa ha sempre vissuto della parola di Dio ma, pur essendone riconosciuto l’uso e la frequentazione ai chierici e agli specialisti, si era verificata di fatto una situazione in cui la centralità della parola era offuscata dal sistema di mediazioni dottrinali e disciplinari che si frapponevano tra la coscienza dei credenti e le sacre scritture, le quali costituiscono l’elemento fondante della vita ecclesiale. Preceduto e preparato dal movimento liturgico, il concilio Vaticano II ha liberato la parola e dichiarato finito l’esilio delle sacre scritture sicché oggi noi assistiamo a   un’epifania della parola di Dio nella comunità cristiana: di questo dobbiamo soprattutto rallegrarci e ringraziare il Signore della Chiesa che ci ha richiamati e fatti tornare alla sua parola. Rimessa al centro della vita della Chiesa, la parola non cessa di riattivare un processo rimasto a lungo statico e atrofizzato: quello del giudizio di Dio sulla storia, sulla vita e sulla Chiesa stessa, nella sua qualità di pellegrina, di comunione di santi e di peccatori in cammino verso il regno. La parola è riscoperta con una realtà vivente, dinamica, efficace, capace di alimentare la fede, di ispirare la vita e di giudicare il modo di stare dei cristiani nella storia e nella compagnia degli uomini. Inoltre è predicata assiduamente nelle assemblee cristiane e letta, pregata, dai singoli credenti e molte comunità cristiane.

Donatella Broccoli

La Chiesa ci propone molti modi per pregare, perché ognuno di noi possa pregare ogni giorno secondo la sua attitudine e la sua esperienza di vita. Sulla preghiera sono stati scritti fiumi di parole, dai più antichi padri della chiesa fino ad oggi e tutti, antichi e nuovi sono spinti dall’urgenza di aiutarci a capire che senza preghiera non può esserci vita cristiana. In tutti i diversi modi per pregare viene proposta la parola di Dio, in piccole perle, come nel rosario, o con grande abbondanza, come nella liturgia eucaristica o nella liturgia delle ore, ma in qualunque modo preghiamo lo scopo è uno solo: accogliere sempre di più in noi il mistero di Gesù, Parola di Dio che si è fatta carne  perché attraverso di Lui ognuno di noi possa conoscere ed amare il Padre .

San Paolo ci dice che lo scopo dell’annuncio e dell’ascolto è che Cristo sia formato in noi (Galati 4,19), a questo serve pregare con la scrittura, a diventare sempre più come Gesù, perché vedendo noi chi ancora non lo conosce o lo ha rifiutato o non è stato capace di accoglierlo possa vedere il suo volto, il suo sguardo sul mondo, il suo desiderio di accogliere e rendere nuovo ogni uomo.

Preghiera attribuita a Raoul Follerau

Cristo non ha mani
ha soltanto le nostre mani
per fare oggi il suo lavoro.

Cristo non ha piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini
sui suoi sentieri.

Cristo non ha labbra
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini di oggi.

Cristo non ha mezzi
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé oggi

Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora
siamo l’ultimo messaggio di Dio
scritto in opere e parole.

Donatella Broccoli

Pregare ci mette in relazione con Dio e ci aiuta ad essere toccati dalla sua sapienza, dalla sua misericordia, dal suo amore. Ciò avviene nella sua forma più piena quando preghiamo insieme, nelle nostre comunità o nelle nostre case, perché come ci ricorda il vangelo di Matteo, dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro(Mt.18,20). Pregare insieme nelle nostre case significa invitare il Signore a casa nostra; E il Signore, con la sua presenza, alimenta l’amore vicendevole e rafforza il vincolo di unione.

Pregare con la parola di Dio significa conoscere sempre di più le scritture e attingere alla loro fonte inesauribile di bellezza. I libri delle scritture racchiudono in sé non solo l’esperienza del popolo di Israele e dei popoli a cui fu annunciato il vangelo dopo la morte e resurrezione di Gesù, ma raccontano la storia di ognuno di noi, delle nostre famiglie, dei nostri paesi, perché nel tempo cambiano le storie, i linguaggi, le culture, i valori di riferimento, ma la natura dell’uomo rimane sempre uguale a se stessa. Nella parola di Dio troveremo quindi tutte le esperienze che facciamo ogni giorno nostra vita o che abbiamo vissuto in passato o che vivremo negli anni che ci aspettano e troviamo descritti mirabilmente tutti i sentimenti che pervadono il cuore dell’uomo: la gioia, la tristezza, il dolore, la riconoscenza, il dubbio, il desiderio di bene, la consapevolezza del male, l’angoscia, il sollievo, la rabbia, l’amore.

Bernardo, dai sermoni sopra l’evangelo “ Missus est” IV,11

Nel Vangelo è narrata la vita di ciascuno di noi. E ciascuno di noi sente che la propria esistenza continua a raccontare nel mistero la vicenda di Gesù: Essa si distende nel tempo e prende il volto di ciascuno di noi, di ogni donna e uomo della storia. Nessuno di noi è più solo, perché il Signore si fa nostro compagno di viaggio sui sentieri della vita quotidiana; ciò che  di grande o di drammatico l’esistenza riserva è già appartenuto al Signore. Ogni volta che si prende in mano il Vangelo si resta sorpresi dall’intensità umana che lo pervade e dal paradosso di un Dio dell’Oltre che nel mistero di Gesù vuole essere continuamente vicino  all’uomo ( Il vangelo del quotidiano, Paola Bignardi, Ed. Ave)

Molte sono le nostre parole, ma una sola è la parola di Dio. È In questa parola, il suo verbo, che Dio dice tutto se stesso. E quest’unica parola è stata seminata in tutta la scrittura. Tutta la scrittura, che ha preceduto Cristo è, nel suo insieme, profezia su di lui (…).

Maria disse: si compia in me secondo la tua parola, il Verbo, che era in principio presso Dio, si faccia carne della mia carne, secondo la tua parola. Si faccia in me  il verbo, non come una parola che appena pronunziata passa, ma concepìta perché rimanga, rivestita di carne, non di aria.

Si faccia in me, questa parola, non solo udibile alle orecchie, ma anche visibile agli occhi, palpabile con le mani e che si possa portare in braccio. Non sia una parola scritta e muta, ma incarnata e viva, cioè non vergata con molti caratteri su pelli morte, ma impressa in forma umana nelle mie viscere, e non per incisione di uno stilo , ma per opera dello spirito Santo.

Donatella Broccoli

Pregare con la scrittura non è sempre facile, per questo esistono i gruppi del vangelo, perché ciò che non si riesce a fare da soli spesso si riesce a farlo se si è insieme, ma anche quando siamo da soli, nel segreto della nostra camera, dobbiamo cercare di non perdere l’occasione di questo appuntamento con Gesù, che ci aspetta e vuole incontrarci attraverso le Scritture. Ci sono diversi modi di pregare ed è importante provare a creare anche la situazione più adatta per pregare, quindi un luogo un po’ silenzioso e invocare lo spirito santo perché è lui l’autore della parola è lui ce ha ispirato chi materialmente l’ha scritta e quindi è solo lui che può aiutarci ad accoglierla veramente. A leggerla non come si legge un libro ma sapendo che ascoltando quella parola noi incontriamo una persona vivente che è Gesù- quando dopo la proclamazione del vangelo si canta di nuovo l’alleluia e il sacerdote solleva il lezionario lo fa perché noi in quel momento possiamo vedere in faccia Gesù, non stiamo guardando o adorando un libro stiamo contemplando il volto di Gesù che in quella parola, si è manifestato….

Noi incontriamo il Signore nella sua Parola, accostata non tanto con la competenza dello studio esegetico, ma con la semplicità di un cuore che ha fame e sete di verità e di amore. Questa lettura, profondamente diverso dal consueto modo di leggere libri, è stata denominata lectio divina, lettura divina, in un duplice senso: innanzitutto perché il libro letto è parola di Dio, ma anche perché nella lectio divina è Dio stesso che parla al cuore di chi legge e chi legge, aprendosi alla preghiera e alla contemplazione, parla a Dio e incontra Dio stesso.

La lunga pratica della lectio divina attuata nell’ambito della vita monastica si è andata caratterizzando con una sua struttura in quattro tappe, secondo il noto e sempre valido insegnamento di Guido il Certosino nel 12º secolo: prima tappa è quella della lettura vera e propria fatta con attenzione, lentamente, affinché la parola penetri nel cuore; seconda tappa è la meditazione per cercare nelle parole le verità nascoste. Segue la preghiera che esprime insieme il pentimento per la propria inadeguatezza di fronte alla pagina biblica ma anche il desiderio di viverla e l’umile richiesta di aiuto rivolta a Dio perché ci dia la sua grazia. Allora quasi spontaneamente la preghiera si apre alla contemplazione perché nella pagina letta è Dio stesso che viene incontro all’orante e gli rivela il suo volto. Detto in maniera più sintetica la lettura cerca la dolcezza della vita beata, la meditazione la scorge, la preghiera la chiede, la contemplazione la gusta.

È evidente che questo non avviene con una regolare successione dei quattro gradi, ma in modo più libero, sotto l’impulso imprevedibile dello spirito Santo che è il vero maestro della lectio divina. Poiché la parola è stata scritta sotto l’azione ispiratrice  dello spirito, bisogna leggerla e ascoltarla e assimilarla sotto l’azione dello spirito Santo, in piena comunione con la chiesa, nella quale è presente lo spirito. Allora accade che contemporaneamente si cerchi, si trovi, si gusti e si sia spinti a cercare di più, a desiderare di più. Perché non c’è mai fine nella ricerca. Ma sempre, cercando, si avverte l’invito a vivere la parola, a entrare nel suo mistero. (Anna Maria Canopi, OSB)

Il secondo luogo privilegiato di incontro con il Signore è la sacra liturgia, in particolare la Santa messa e la Liturgia delle Ore. In essa si attualizzano i misteri di Cristo, la storia della salvezza diventa attuale, il tempo da puro scorrere di ore, giorni e anni diventa tempo sacro, ritmato sulla vita di Cristo. Partecipare alla sacra liturgia significa prendere sempre più coscienza di essere una cosa sola con Cristo e con i fratelli, di formare un solo corpo, di cooperare al pieno compimento dell’universale disegno di salvezza. Più si vive secondo il tempo della liturgia, più ci si rende conto che il tempo scorre diversamente: le ore della giornata, i giorni della settimana, i mesi dell’anno acquistano un colore, un volto, unici e inconfondibili, ciascuno con una spiritualità che è una ricchezza specifica. La liturgia delle ore costituisce veramente l’orologio nuovo del cristiano come nuova è la sua vita pasquale.

Il mattino

Il volto del mattino risplende energico e luminoso più di ogni altra ora. È Un inizio: il mistero della nascita che si rinnova ogni mattina. Ci destiamo dal sonno in cui il nostro essere sia ringiovanito e percepiamo netto è forte: “io vivo, io sono!” Questa è l’ora del mattino. La vita si ridesta. E, profondamente consapevole di sé, porge a Dio il puro ringraziamento della creatura. Sorge a nuove creazioni e si applica all’opera quotidiana movendo da Dio e nella forza di Dio.

Comprendi quanto dipende dalla prima ora del giorno? Essa è il suo inizio. Non lo si può incominciare senza un pensiero e un proposito. Altrimenti non è affatto una “giornata”, bensì un brandello di tempo senza senso né volto. Una giornata è un’opera; esige perciò illuminato volere. Una giornata è la tua vita intera. E la tua vita è come la tua giornata: perciò questa deve avere una fisionomia. Una volontà, dunque, una direzione, un volto fissato in Dio: tutto questo è opera del mattino.

La sera

L’ora della sera è l’ora del compimento. Stiamo dinanzi a Dio prevedendo che ci troveremo un giorno dinanzi a lui faccia a faccia, a rendere l’ultimo conto. Ci poniamo dinanzi a Dio, a colui per cui tutto vive, il passato come il futuro. E dinanzi a lui diamo al giorno trascorso il volto definitivo. Ciò che in esso non fu giusto lo fissi il rimorso e lo “riveda”; ciò che vi fu di buono, il ringraziamento, umilmente sincero, lo spogli di ogni vanità. E tutto quanto è incerto, insoddisfacente, meschino e torbido, venga immerso dalla piena fiducia nell’onnipotente amore di Dio. (Romano Guardini, Introduzione alla preghiera).

Massimo Recalcati, La forza del desiderio, 2014

La fedeltà che ci rende liberi è fondata sul patto della parola e della promessa. Vuole che questo Altro di cui amo tutto, di cui accolgo tutto il reale, che questo Altro vivente e irriducibile a ogni ideale, sia con me per sempre.