SAN LAZZARO – Incontro dei dirigenti nazionali dell’Azione Cattolica coi presidenti parrocchiali dell’Emilia-Romagna. L’importanza della presenza e del lavoro con le parrocchie.
Anche noi eravamo presenti all’incontro che si è tenuto a Modena sabato 25 febbraio, in cui tutta la presidenza nazionale dell’AC ha voluto incontrare i presidenti parrocchiali, che sono l’elemento fondamentale perché l’associazione possa vivere e crescere nelle parrocchie.
Monsignor Turazzi, vescovo di san Marino-Montefeltro e referente per l’ambito del laicato della commissione episcopale regionale, ha definito i presidenti parrocchiali persone che sono presenti, coerenti e intraprendenti. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un calo significativo di tesserati ma quello che è importante non è il conteggio ma il contagio. Il contagio delle idee, di un modo di vivere la Chiesa con fedeltà e senso di responsabilità, il restare nelle situazioni anche quando sono faticose. Il sì ad un servizio è sempre generativo, e per l’AC lo è soprattutto nell’attenzione che da sempre è posta al dialogo tra le generazioni. Titolo dell’incontro era “La Parrocchia è… tanta roba!”, ed è proprio così: è in parrocchia che si incarna la scelta di testimoniare il vangelo in un territorio ben definito, è in parrocchia che si cercano occasioni di dialogo tra adulti e giovani e si tessono relazioni che possano essere umanamente significative, è in parrocchia che si vive la corresponsabilità, anche se non sempre i nostri pastori sono come noi li avremmo sognati. Il presidente nazionale, Giuseppe Notarstefano, ci ha poi ricordato che essere di AC è uno stile, un modo di abitare il tempo, un modo di dare forma alla vita e che il progetto di salvezza del Padre ha sempre il volto di una comunità, nel nostro caso la comunità parrocchiale. Essere di AC significa prendersi cura della vita di fede propria e di tutti i fratelli che ci sono accanto, più piccoli e più grandi e farlo sempre nella dimensione della fraternità. L’AC nasce dal bisogno di condividere esperienze di fede e di incontro con il Signore, nasce per far crescere in profondità la vita interiore attraverso percorsi di formazione stabili e che durano nel tempo, anche se cambiano i linguaggi e i destinatari. La vita associativa deve essere sempre riletta in chiave vocazionale, è un servizio che si offre alla propria parrocchia, ed è nel servizio che si sperimenta la gioia di donarsi agli altri, come ci ricorda Rabindranath Tagore in un’antica e sempre bellissima poesia.
Dormivo e sognavo che la vita era gioia. Mi svegliai e vidi che la vita era servizio. Volli servire e vidi che servire era gioia.
In questi ultimi anni si è parlato molto di stile sinodale, che per noi di AC è l’unico stile possibile: lavorare sempre insieme agli altri, creando alleanze, riconoscendo e valorizzando i doni di ognuno, promuovendo una Chiesa che non sia una fortezza ma la tenda di un accampamento, sempre pronta per accogliere chi desidera entrare. Quali sono le caratteristiche di un presidente parrocchiale? È una persona che sa chiamare per nome, che sa invitare le persone una ad una, che ha in mente tutti i volti dell’associazione e ne conosce le storie, non è un funambolo ma un acrobata: corre dei rischi ma sa che intorno a lui c’è una rete, c’è una logica di reciprocità. È dotato di speranza e di pazienza e sa guardare lontano, intravedendo ciò che non c’è ancora ma che sta nascendo. Lo slogan di quest’anno è Andate, dunque! Il presidente è uno che non sta mai fermo, che sperimenta la fatica di questo tempo, ma sa che il nostro orizzonte è sempre la salvezza, verso cui siamo chiamati ad andare così come siamo, senza pretendere di compiere gesti eroici. Il cardinal Zuppi, che ha chiuso il pomeriggio dopo aver ascoltato alcune esperienze raccontate dai presidenti parrocchiali, ci ha esortato ad essere promotori della Chiesa sinodale, perché la corresponsabilità e il desiderio di andare avanti insieme, possano essere il modo di lavorare di ogni comunità parrocchiale e citando il cardinal Siri ci ha ricordato che per essere fedeli al proprio servizio ci vogliono tre cose: pazienza, pazienza e ancora pazienza e in più la pazienza di ascoltare chi ti dice che devi avere pazienza!