SAN LAZZARO – Il 31 marzo è stato l’ultimo giorno di accoglienza degli ospiti del piano freddo. I protagonisti ci raccontano come è andata.
“Le volpi hanno le loro tane
e gli uccelli del cielo i loro nidi,
ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». (Mt 8,20).
Pensate ad una fredda ed umida notte invernale. Pensate di essere completamente soli e senza una casa, senza un sorriso che vi accolga con calore. Dove andare, dove trovare riparo? Ecco il “Piano freddo”, iniziativa promossa dal Comune di Bologna e la Caritas Diocesana. L’obiettivo principale di questa iniziativa è dare “un tetto” a chi è senza, per i mesi più freddi (dal 1 dicembre al 31 marzo). A questo si aggiunge la disponibilità nell’accogliere, creando “relazioni” con persone che vivono un grande disagio nella società.
La nostra parrocchia ha aderito per il primo anno al progetto, ospitando 4 fratelli senza casa nei locali del circolo Zinella. I volontari, coordinati da don Stefano e Lara Ridolfi, sono stati tanti. Dalle 18.30 alle 20/21 tutti i giorni sono stati offerti compagnia ed un piatto caldo portato da casa. In sintesi: i volontari in coppia si sono alternati in questo servizio con una rotazione dei turni di 15 giorni. C’e’ anche chi ha dato coperte, ha fatto le pulizie, ha portato la frutta o la colazione.
E’ stata un’esperienza che ha messo alla prova le capacita’ organizzative ma soprattutto umane dei parrocchiani coinvolti. Siamo cresciuti come persone ma anche come comunità e molti si sono già riproposti per il prossimo anno, se si deciderà di proseguire.
Alla fine del percorso, ecco alcune parole chiave nelle testimonianze dei volontari: accoglienza, scoperta, gratitudine, condivisione, dignità, dono. Siamo noi ad aver accolto o, forse, piuttosto, sono proprio i nostri ospiti che ci hanno accolto e ci hanno raccontato il loro mondo invisibile, parallelo, fatto di persone che per diverse vicissitudini si sono trovate senza casa e senza famiglia. Un mondo di cui forse non sospettavamo l’esistenza e che ci ha messo di fronte alla fragilità delle nostre certezze. Diamo per scontato tante cose ma non e’ cosi’ e questa nuova consapevolezza ci ha reso grati per ciò che abbiamo e forse più sensibili nei confronti di chi invece si trova in difficoltà. Abbiamo condiviso le storie dolorose come i piccoli o grandi disagi.
Ma anche i nostri ospiti hanno ascoltato i nostri racconti, ci hanno offerto la loro ospitalità, sincera perché fatta di gesti semplici: un sorriso, un abbraccio, un ringraziamento e il tutto con una dignità accresciuta da una vita di stenti e privazioni che noi non abbiamo mai provato e che forse neppure immaginiamo. Ed alla fine il dono: non tanto il nostro a loro, ma il loro a noi: capire l’importanza ed il privilegio di avere una famiglia, una casa, un lavoro, i beni necessari per vivere ed il compito di accogliere tutti i fratelli meno fortunati, con uno slancio che superi differenze e pregiudizi.
I volontari dicono:
Sandra
È stata un’esperienza importante. Non posso riferirla ad altre precedenti, ma è stata significativa perché ha generato nuove riflessioni. La prima riguarda ciò che può accadere nella vita: a volte si è fortunati ad avere il lavoro, dei buoni amici, la famiglia, a fare le scelte opportune. La seconda riguarda la condivisione: con i nostri ospiti avevo molti argomenti di conversazione in comune, nonostante la differenza del nostro stile di vita.
Daniela
Anime in cammino. Anime da scaldare, come quando tra amiche ci scaldiamo il cuore condividendo e parlando tra di noi. Cosi le nostre serate sono state un’accoglienza reciproca e un fare spazio ai nostri mondi alla ricerca del sorriso dell’anima. Ringrazio per l’opportunità di aver incontrato il ballerino Emilio, il principe Paolo e l’affabulatore Filippo.
Claudia
Ci sarebbe tanto da dire. È stata una esperienza che mi ha donato e mi ha stupito per la sua semplicità. Perché è stato semplice sedere a tavola e darsi del tu con dei senzatetto che non conoscevo. Parlare con gli ospiti mi ha aperto gli occhi sul mondo di queste persone “invisibili”, che gira parallelo al nostro.
Lella
La sera della festa della donna sono andata a trovarli da sola. Mi hanno fatto un regalo. Cioè: loro, che non hanno nulla, hanno trovato il modo di fare un regalo. Tanta luce brilla là dove non ce lo aspettiamo.
Cecilia
Per me è stata un’esperienza impegnativa, non solo dal punto di vista organizzativo ma anche, e soprattutto, dal punto di vista umano perché mi ha costretta a fermarmi e a riflettere su quanto siano fragili e precarie le “certezze” che si costruiscono nella vita. E, sorprendentemente, nonostante la vita non sia stata molto tenera con loro, ho visto persone che mi hanno accolta sempre col sorriso, con tanto voglia di stare insieme. Ecco, è questo ciò che ricorderò, i loro sorrisi.
Sonia
Abbiamo dato ma abbiamo anche molto ricevuto. Quanta dignità in chi ha la propria vita in uno zaino. È un attimo trovarsi dall’altro lato e ciò ha fatto riflettere ognuno di noi.
Roberta
E stata un’esperienza davvero appagante per il cuore e l’anima… mi ha aperto un mondo quasi sconosciuto. Se ci sarà’ la possibilità lo rifarei volentieri… Buona fortuna Emilio, Paolo, Filippo.
Giulio ed Elena
Ci siamo affacciati sulla vita di queste persone non immaginando che saremmo riusciti a creare un rapporto così coinvolgente con loro: ascoltarli e lasciarli parlare in modo che si aprissero con noi, ma anche raccontare di noi a loro. La cena in fin dei conti non era così importante, o meglio…non era così importante quanto lo sono state le parole. Speriamo che questa breve parentesi di vita normale gli sia stata di conforto per tornare ad affrontare la loro vita dura, la strada che hanno di fronte. E ciò che rimare alla fine è la certezza di aver ricevuto da loro più di quanto noi abbiamo dato.
Giuliana e Franco
“I poveri li avete sempre con voi”: parole di Gesù più calzanti non ci potevano essere. Gesù è venuto a cercarci con questa esperienza attraverso Filippo, Chadly, Emilio, Paolo. È stato un bel cammino, accettato con slancio. Con loro siamo riusciti a tessere un buon rapporto, a parlare della loro vita e della nostra sempre in serenità senza forzature. Un grande momento di compagnia. L’ abbraccio finale è stato travolgente e commovente sia per noi che per loro. Paolo in particolare nella richiesta discreta di poter tornare con la figlia alle nostre feste di comunità ci fa capire il desiderio di una ‘normalità familiare’ . Vite faticose e dolorose ma affrontate con dignità. Ci auguriamo di ripetere questo servizio ed altri simili. Noi eravamo i ” nonni anziani” del gruppo e proponiamo di ritrovarci anche fuori da questa esperienza per poter cementate un rapporto di comunità che rende il servizio ancora più accogliente e umano.
Vincenzo
La mia paura era quando dovevo incontrarli cosa chiedere e cosa potevo fare per loro. Ogni volta guardavo i loro occhi e il loro parlare e capivo le loro sofferenze e i loro desideri. Loro sono il frutto della nostra indifferenza dei nostri errori e non dei loro, e per questo che chiedono di essere amati e rispettati con un cuore sincero.
Nico
È stata un’esperienza importante e coinvolgente, ci ha permesso di dare un aiuto concreto a persone bisognose. Certo si può fare di più, ma il nostro piccolo aiuto è già qualcosa. Spero che la nostra esperienza prosegua, io ci sarò sicuramente.
Giordana
Per me è stata un’esperienza che mi ha profondamente colpito.Ho scoperto una realtà di cui avevo sentito parlare, ma che non conoscevo da vicino.Le persone che ho conosciuto e con cui ho fatto piacevoli chiacchierate mi rimarranno sempre nel cuore.Mi dispiace che ora non abbiano un posto dove alloggiare, spero che trovino una sistemazione.
Lara ed Alessandro Scordo
“Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt 25,40). Queste parole hanno fatto spazio nel nostro cuore a questa nuova esperienza di accoglienza propostaci. Esperienza che ci ha portato a riconoscere che tutti siamo “piccoli e bisognosi”, se pur in modi diversi.
Luciana.
Questa esperienza mi ha colpito perché ho ricevuto tanto più di quanto ho dato. Ho conosciuto tre persone come noi che hanno incontrato ostacoli durante la loro vita, ma sono le stesse che, ai tempi di Gesù, venivano rifiutate dalla società, ma amate da Lui. Persone che hanno dignità come tutti noi.