Resoconto dell’incontro del 10 dicembre del Consiglio Pastorale diocesano, dedicato all’esame della situazione delle Zone pastorali.
10 dicembre 2022: secondo incontro del Consiglio pastorale diocesano per il triennio 2022-2025. Focus sulle zone pastorali. Situazione presente e prospettive future. Il Consiglio ha lavorato diviso per gruppi, 4 gruppi formati dai presidenti di zona ed uno composto invece da associazioni, movimenti e rappresentanti degli ordini religiosi, dei ministri istituiti e di realtà particolari, come può essere quella di don Mykhailo Boiko, che guida la comunità ucraina presente a Bologna, per rispondere ad alcune domande su luci e ombre delle zone pastorali ma soprattutto sui germogli di novità e su come immaginiamo la zona nei prossimi tre anni. La missione della zona pastorale è in primis creare comunione tra le diverse parrocchie per poter immaginare un futuro dove si pensi insieme la pastorale di zona e tutti gli ambiti della vita possano essere compresi e ricevere l’annuncio del vangelo, ma anche collaborare con tutti i soggetti evangelizzanti presenti: associazioni, movimenti, comunità religiose.
Corresponsabilità, una bella idea che fatica a trovare concretezza
Ci diciamo da tanti anni che dobbiamo passare dalla collaborazione alla corresponsabilità, ma non siamo ancora riusciti a dare una vera concretezza a queste parole. Alcuni gruppi hanno sottolineato come sia importante trovare il modo di interagire con il mondo della scuola, che è il luogo dove più di ogni altro sono presenti i ragazzi, i giovani e le loro famiglie, che spesso non vediamo nelle nostre parrocchie. Quando sono stati proposti i gruppi sinodali era stato chiesto di coinvolgere il più possibile anche gli insegnanti di religione, che possono essere il tramite per confrontarsi con le scuole, ma in realtà questo è stato fatto in pochissime zone. La stessa cosa vale anche per le società sportive presenti sul territorio.
Proposte creative per coinvolgere i più lontani
È emersa l’importanza di fare proposte che possano coinvolgere le persone più lontane dalla parrocchia, a partire da esperienze che possano essere significative per tutti, per esempio attraverso il mondo dell’arte, per creare spazi di interesse al di fuori della vita che si svolge dentro le mura parrocchiali. Un esempio positivo nella nostra zona è stato quello dei pelle-trekking, momenti in cui ci si trova per camminare insieme, ma che diventano occasioni per conoscersi, per avere qualche momento di preghiera comune e possono essere occasioni preziose di annuncio del vangelo.
Il senso di appartenenza
È stato interessante vedere come l’ambito che più “funziona” nelle zone è quello della carità. Le caritas parrocchiali di tutte le zone stanno cercando il modo di lavorare insieme, sia tra di loro che interagendo con le istituzioni. Si è riflettuto a lungo sul mondo dei giovani, che spesso non vediamo nelle nostre comunità ed è emerso come il tema dei giovani rimandi ad una riflessione più ampia sul significato dell’appartenenza. Nel mondo giovanile si fa fatica a vivere un’esperienza di appartenenza, ma ci siamo anche chiesti se la parrocchia debba essere un’esperienza capace di farci sentire parte della “nostra” comunità cristiana o se invece debba generare un desiderio di appartenenza ad una realtà più grande, come può essere quella della chiesa; forse la missione della parrocchia o della zona pastorale è quella di rendere capaci i giovani di vivere pienamente una vita cristiana in tutti gli ambiti della loro vita e non solo abilitarli a diventare educatori o catechisti in parrocchia. Non ci siamo dati risposte, ma crediamo che questo sia un cantiere aperto su cui aprire una riflessione. È importante che nella relazione tra generazioni diverse si creino rapporti di fiducia e accompagnamento. I più giovani devono sentire che c’è qualcuno che cammina con loro, che non sono lasciati soli. Spesso nelle esperienze di servizio in parrocchia vengono abbandonati a se stessi, senza nessun adulto con cui potersi confrontare .
La Parola illumina la vita
Da tutti i gruppi è emersa l’esigenza di fondare le nostre esperienze sull’ascolto della Parola e quindi creare, dove già non ci siano, gruppi di ascolto, perché la Parola di Dio sia l’elemento fondante di ogni nostra scelta.
Ma a cosa serve la zona pastorale?
C’è una grande eterogeneità di pensiero su cosa sia la zona pastorale e su quale sia il rapporto con le singole comunità. È qualcosa che aggiunge lavoro a quello già esistente o è uno strumento per armonizzare tra loro le singole parrocchie? C’è una consapevolezza diffusa sul senso della zona o rimane ancora un’esperienza per pochi addetti ai lavori? La zona dovrebbe essere un valore aggiunto, ma senza aggiungere attività. Nella sua sintesi finale il vescovo ha ripreso questa idea della mancanza di chiarezza dicendo che non avere sempre le idee chiare può essere una cosa positiva. Se si ha già tutto chiaro fin dall’inizio si rischia poi di voler adeguare la realtà alle proprie certezze, mentre la chiarezza può nascere solo facendo un cammino, in cui farsi domande e cercare insieme didare qualche risposta. Le zone pastorali esistono da quattro anni ma sono ancora all’inizio, quella in cui siamo oggi è la fase in cui mettere insieme le nostre esperienze personali con l’oggettività delle situazioni che abbiamo vissuto, per arrivare a capire quali proposte fare e come continuare il cammino. Se gli ambiti funzionano la zona pastorale diventa una grande risorsa, perché quello che gli ambiti producono non sono incontri che si sovrappongono ad altri incontri o cose in più da fare, ma diventano moltiplicatori di carità, di annuncio, di testimonianza, di servizio alla missione. Sarà comunque importante che nei prossimi anni, la chiesa bolognese riproponga una definizione della missione delle zone pastorali partendo dalle esperienze maturate in questi primi anni, perché è probabile che rispetto all’idea iniziale ci siano obiettivi da modificare ed anche nuove prospettive su cui lavorare. Nel prossimo incontro del consiglio pastorale che si terrà in febbraio il tema saranno i ministeri ed i ministri come risorsa per le zone.