SAN LAZZARO – Pubblichiamo il resoconto approfondito del viaggio in Terra Santa del 12-19 marzo 2022, con i contributi fotografici, video e scritti dei pellegrini.
Dopo i due anni difficili della pandemia, siamo riusciti a realizzare il sogno di tornare nella terra del Signore. Una trentina di intrepidi viaggiatori, in maggioranza della nostra Zona Pastorale, alcuni al primo volo aereo, hanno formato un gruppo sorprendentemente affiatato, vivendo una straordinaria esperienza di fede.
Ciascuno si è messo in ascolto dello Spirito che ha parlato attraverso le pagine della Scrittura che abbiamo ascoltato, le spiegazioni della nostra meravigliosa guida fratel Lorenzo Ravasini, le persone del posto che abbiamo incontrato e le liturgie che abbiamo celebrato nei luoghi santi.
Le immagini
I pellegrini hanno fatto un unico album fotografico condiviso. Ecco le 350 migliori fotografie da scorrere velocemente.
Tutti i video
In questa playlist di youtube abbiamo raccolto i 10 brevi video montati da don Andres Bergamini.
Gli incontri
Durante la settimana abbiamo fatto quattro incontri con gente che vive in Terra Santa:
- Mons. Rafic Nahara, vescovo di Nazaret che ci ha parlato della chiesa in quella terra, in particolare nel nord di Israele.
- Violette Khoury, donna di Nazaret, farmacista in pensione, attivista per la pace insieme a abouna Raed Abusaliah, originario del villaggio palestinese di Zababdeh, attualmente parroco di Reme, vicino a Nazaret.
- Vincenzo Bellomo, siciliano palestinese, sposato con Carmen, palestinese di Betlemme, responsabile di ATS, che si occupa delle famiglie povere di Betlemme.
- Padre David Neuhaus, gesuita, ebreo israeliano.
Le registrazioni degli incontri si possono scaricare in questa cartella condivisa.
Le testimonianze dei pellegrini
Grazie x questa opportunità che desideravo da tempo. Uno scopo di vita. Non per aumentarmi la fede, quella spesso vacilla perché troppi i dolori, le amarezze e le delusioni nella vita di ogni umano. Sentivo la necessità di questo viaggio per sentirmi più vicina a questo Grande Uomo che ha cambiato la vita dell’umanità. I Suoi insegnamenti, davvero fuori dal comune, continuano ad accompagnarci e a renderci migliori dopo 2000 anni, basterebbe solo seguirli e avremmo il paradiso in questo pianeta, che invece continuiamo a martoriare con le nostre follie. Camminare sui luoghi calpestati da Gesù , vivere la Sua storia accompagnato dalla sua competenza, quella di Stefano e Lorenzo, mi ha fatto sfiorare le grandi intense emozioni che devono aver vissuto gli Apostoli. Grazie. Questo viaggio da oggi in poi mi accompagnerà nel mio futuro, breve o lungo che sarà, mi farà sentire più forte nelle vicissitudini di ogni giorno sperando di riuscire sempre a sentire vicina la Sua presenza. Con gratitudine e spero a presto, Angela Tuzza.
Il viaggio in terra santa è stato il viaggio dell’anima. Vivere nei luoghi dove ha vissuto Gesù, ti porta indietro negli anni nei secoli e ti immedesima nella sua realtà, il primo giorno al lago di Tiberiade che, come ha detto la nostra guida preparatissima, non può essere cambiato di molto. Mi pareva di essere tornata indietro nel tempo, di provare le emozioni dei discepoli…poi le preghiere condivise, le risate perché no….hanno fatto di questo viaggio un’esperienza indimenticabile! Grazie anche a te e Don Stefano x la vostra collaborazione e disponibilità in ogni momento. Condivido questo pensiero con te anche da parte di Piero! Ciao Ale
Un viaggio che mi ha stupito per i suoi vari aspetti. Spirituali da un lato, in quanto ho provato delle emozioni che mi hanno colpito nel profondo della mia anima; dall’altro sono rimasto meravigliato dalle verità nascoste, a me sconosciute fino ad ora. Non conoscevo infatti la lotta aperta fra Israeliani e Arabi Palestinesi, come questi ultimi fossero versati dagli Ebrei. Altro particolare che mi ha colpito il gran numero di “religioni” che custodiscono i luoghi sacri con uno sfarzo eccessivo, per me fuori posto.
Ho preferito di gran lunga luoghi come il giardino dei Getsemani ed il monte degli ulivi dove i nostri Don hanno celebrato la Santa messa all’aperto in quel meraviglioso giardino curato da frate Diego. Sono ancora pervaso da sentimenti contrastanti per la terra di Israele, e penso che un’altra visita più approfondita e meno di corsa possa farmi apprezzare maggiormente i luoghi già visti e commentati egregiamente da Lorenzo: una guida fantastica!
Mario Zenga
Prima di partire avevo il desiderio di visitare la Terrasanta, ma aspettavo un’occasione giusta perché i luoghi sono unici, ma ritenevo importantissimo conoscere chi ci avrebbe fatto da guida. Quando ho saputo che Don Andrés organizzava questo viaggio ho deciso immediatamente di partire anche perché nelle sue omelie spesso parlava di quei luoghi, ciò mi aveva creato una grande voglia di vederli. Poi con sorpresa ho scoperto nel giorno del primo tampone, che ci avrebbe accompagnato anche a Don Stefano: ero contentissima! Con i nostri due Don mi sentivo protetta come in una “botte di ferro”!
La scoperta è stata constatare come convivano gli Ebrei e Palestinesi, come ci sia sempre tensione e gli Ebrei cerchino in ogni maniera di accaparrarsi i loro territori calpestando regolarmente i diritti civili e umani. Noi da lontano non ce ne accorgiamo, l’attenzione dei nostri media è marginale e assente. Mi sono profondamente emozionata sul monte degli ulivi e la messa celebrata in quel luogo mi ha davvero commosso: eravamo circondati da una natura stupenda e la grande calma che regnava in quella grotta, mi ha aiutato a sentire in modo diverso e speciale, la presenza dello Spirito dentro di me!
L’incontro con Lorenzo mi è piaciuto per la profondità delle sue riflessioni e commenti che mi sono arrivati subito dentro. Nonostante il suo approccio severo, si percepiva che amava prenderci per mano e raccontarci la storia di quei luoghi e non si è mai stancato di esortarci a leggere quotidianamente e con attenzione la Parola di Dio! Sono contenta di aver potuto usufruire della sua grande competenza e chiarezza espositiva.
Semmai avessi avuto qualche dubbio, ho ben compreso cosa significhi compiere un pellegrinaggio: giornate dense con un ritmo serratissimo e un viaggio interiore che può indurre una trasformazione profonda. Cambiare prospettiva, rivedere i valori della mia vita, sono i propositi che sono emersi in modo particolare e che mi porto a casa.
Cristina Chiusoli
Il pellegrinaggio è andato molto bene, benedetto da un freschino pungente e frizzante che ci ha mantenuti tonici e reattivi per tutta la settimana! Anche le relazioni all’interno del gruppo, che essendo composto anche da persone che non si conoscevano non si potevano dare per scontate, sono state belle, cordiali e anche affettuose.
Ringraziamo senz’altro per l’opportunità, davvero preziosa, di questo viaggio in terra Santa dove abbiamo portato le nostre vite (con tutto quello che le anima e le abita) per rileggerle da un punto di vista più vicino alla luce e alla vita del Signore. Grazie innanzi tutto al buon Dio e poi al Diacono LORENZO – che ci ha guidati autorevolmente con competenza ampia, profonda e fraterna – e a don Stefano e don Andres che hanno camminato con noi e sono stati davvero vicini al gruppo.
Grazie a loro anche per le occasioni di incontro e contatto con la terra che ci ha ospitato che ci sono state offerte: preziosa opportunità per osservare con verità chi – in una situazione così complessa e difficile – lavora per la pace. Ad ogni componente del gruppo va un grazie particolare: grazie alla chitarra e all’armonica, alle voci, agli sguardi, alle risate allegre, al diario scritto in pullman sul quaderno, agli scambi di opinioni, ai silenzi, alle condivisioni e anche al dolore e alle lacrime che ci hanno fatto essere più uniti e solidali nelle fatiche del vivere.
Noi siamo stati contenti dell’ospitalità francescana dei CASA NOVA. I pedi SCALZI di una piccolina che da un villaggio di pastori ci ha raggiunti correndo sui sassi appuntiti di un affaccio al deserto – in una sosta sferzata dal vento freddo – meglio di qualsiasi discorso ci chiedono di apprezzare i tanti doni e privilegi che abbiamo.
Non ci possiamo davvero lamentare! Grazie infine alla Viaggeria Francescana che ci ha servito ed ha lavorato per noi. GRAZIE, e speriamo, a presto !
Katia & Lucio
Quando don Andres ci disse alcuni mesi addietro che in primavera intendeva organizzare un pellegrinaggio in Terrasanta, Nicoletta ed io, dopo qualche giorno di riflessione, decidemmo che avremmo partecipato con entusiasmo. Nicoletta era già stata in pellegrinaggio in Terrasanta con la nostra parrocchia del Farneto nel 2005, ed io l’anno prima sempre con la parrocchia avevo preso parte al pellegrinaggio denominato Cammino dell’Esodo, dall’Egitto attraverso il deserto del Sinai fino al monte Nebo, dal quale Mosè vide la Terra promessa al popolo ebraico, ma sulla quale non mise mai piede.
Andare o tornare là dove tutto è iniziato, dove sono le radici più profonde della nostra fede cristiana, posare i nostri piedi sulla terra sulla quale ha camminato il Signore è motivo di emozione profonda e di seria riflessione sul nostro essere credenti e più in generale sul nostro modus vivendi alla luce del Vangelo e degli insegnamenti del Cristo. Siamo particolarmente contenti di aver preso parte a questo pellegrinaggio di preghiera, di conoscenza e di visita di una terra ricca di storia, di spiritualità, ma anche di violenza e tante, troppe, contraddizioni. Un pellegrinaggio sui luoghi santi sapientemente organizzato, con la straordinaria guida spirituale, oltre che turistica-storica-archeologica, di fratel Lorenzo e che ci ha consentito di vivere un intero anno liturgico concentrato in una sola settimana. I ricordi sono tanti, da riordinare, ma rimarranno certamente nelle nostre menti e nel nostro cuore.
Nazareth, cittadina della Galilea abitata in gran parte da popolazione araba israeliana, con l’imponente Basilica dell’Annunciazione, luogo nel quale Dio attraverso l’angelo annuncia a Maria, umile ragazzina di un povero e defilato villaggio, che sarà madre del Figlio di Dio, il Salvatore del mondo. La visita alla zona archeologica a fianco della basilica, nell’area con grotte e povere abitazioni nella quale Gesù, prima bambino poi giovane, ha abitato, è cresciuto e vissuto per trent’anni, cioè per i nove decimi della sua vita terrena, nel silenzio e nell’anonimato totale è stata motivo di tante riflessioni sui nostri odierni stili di vita, sulle nostre ambizioni ed aspettative.
Betlemme, la città di Davide, oggi in Palestina oltre quella moderna vergogna del muro eretto dallo Stato di Israele per separare i territori palestinesi, il luogo dove è nato Gesù, il Messia. Che emozione entrare nella Basilica della Natività, oggi con splendidi mosaici ripuliti dalle ingiurie del tempo, inginocchiarsi nella grotta davanti alla stella d’argento che ricorda il luogo della nascita di Gesù e pregare umilmente, anche partecipando alla Messa, per noi, i nostri cari, l’umanità intera e chiedere il dono della Pace in questo mondo folle e martoriato dalla ferocia dell’uomo.
A Qasr el Yahud, sulle rive del fiume Giordano, oggi in territorio palestinese, tradizionalmente individuato come il luogo del Battesimo di Gesù da parte di Giovanni Battista, in una calda mattina di sole abbiamo rinnovato le nostre promesse battesimali, simbolicamente bagnati dall’acqua santa, perché in essa si è immerso il Signore, del Giordano, oggi confine tra Israele e Giordania, controllati da due annoiate giovani soldatesse israeliane e, dall’altra parte del fiume, da militari giordani.
La giornata sul lago di Tiberiade, o lago o mare di Galilea, il bacino d’acqua dolce più grande di Israele, con lussureggiante vegetazione da un lato e con le alture del Golan occupate da Israele sull’altra sponda, è stata particolarmente ricca di significati e motivo di riflessione e preghiera. Sulle sponde del lago, infatti, si è sviluppata gran parte della predicazione di Gesù. Nella Basilica sul monte delle Beatitudini abbiamo rinfrescato a noi stessi il modello, per molti aspetti difficile ed in aperto contrasto con i nostri modelli di vita, per vivere secondo gli insegnamenti di Gesù, essere Beati, dunque davvero felici ed entrare a far parte del Regno di Dio. Emozione grande ha suscitato in noi tutti la visita di Cafarnao, meglio dei resti archeologici (la Sinagoga ed in particolare l’abitazione identificata come la casa di Pietro) dell’antica città sulle sponde del mare di Galilea, dove Gesù abitò dopo aver lasciato Nazareth e qui iniziò la sua predicazione, compiendo numerosi miracoli. La Messa celebrata nella chiesa costruita sulla casa di Pietro ci ha consentito di pregare in continuità con la predicazione e gli insegnamenti di Gesù, di Pietro e degli Apostoli. Ricca di significati è stata poi l’uscita in barca sul lago di Tiberiade, il luogo di lavoro e fatica dei pescatori chiamati da Gesù ad essere suoi discepoli (Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo e suo fratello Giovanni) che generosamente lo seguirono abbandonando tutto. È il lago del quale Gesù calmò le acque in tempesta, sulle cui acque camminò, sulla riva del quale apparve ai discepoli dopo la Resurrezione e dove chiese per tre volte a Pietro “Mi ami tu?”, e ad ogni risposta affermativa rispose con la frase “pasci le mie pecorelle”, che da noi cattolici è considerato come il momento in cui Gesù affida a Pietro la Chiesa.
La Messa celebrata nella chiesa della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor ci ha ricordato i sentimenti umani più che comprensibili di Pietro, che spesso coincidono con i nostri, di fronte alla visione del soprannaturale (“E’ bello Signore stare qui. Facciamo tre tende…”), ma anche il dovere che abbiamo di scendere dal monte per occuparci del quotidiano, delle fatiche e dei dolori che comporta, vivendo e praticando gli insegnamenti del Signore.
I due giorni e mezzo che abbiamo trascorso a Gerusalemme sono stati particolarmente intensi sia dal punto di vista delle visite ai luoghi santi che sul piano spirituale. La visita alla spianata dove sorgeva il Tempio ed ora svettano le due Moschee di Al Aqsa e della Cupola dorata ed in particolare del Kothel, che noi chiamiamo Muro del pianto, il luogo più sacro per l’ebraismo mondiale, ci ha particolarmente colpito per le forme di esternazione pubblica dei sentimenti di profonda religiosità di musulmani ed ebrei, rispetto all’interiorità e spesso alla superficialità con le quali noi cristiani esprimiamo la nostra fede ed i nostri sentimenti religiosi. Il prostrarsi verso la Mecca ed il pregare più volte al giorno dei musulmani o il salmodiare ad alta voce e muoversi ritmicamente durante la preghiera degli ebrei ci hanno colpito e fatto riflettere. La visita al Cenacolo sul Monte Sion, dove Gesù si è donato a noi nell’Eucarestia, e la Messa nell’attiguo convento francescano ci hanno fatto partecipi, in quel luogo sacro, alla sua mensa per ricevere il dono del suo Corpo e del suo Sangue. Una silenziosa camminata sotto le mura di Gerusalemme ci ha condotto al Getsemani, il giardino degli ulivi, dove Gesù ha sperimentato il tradimento di Giuda, l’angoscia per la passione che gli si prospettava, nel sonno dei discepoli, ed il suo arresto. La visita alla chiesa incompiuta del Pater noster, con il testo della preghiera insegnataci dal Signore riprodotta in un centinaio di lingue diverse, ci ha reso coscienti e partecipi dell’universalità della Chiesa. Siamo quindi arrivati al cuore del nostro pellegrinaggio, la Via Dolorosa, che attraversa la città vecchia di Gerusalemme, da noi percorsa in gran parte ricordando come Gesù camminò su questa stessa strada, su questo stesso acciottolato portando la croce, dopo che Ponzio Pilato lo aveva processato nell’antica fortezza Antonia, fino a raggiungere il monte Calvario oggi collocato nella Basilica del Santo Sepolcro, che gli ortodossi chiamano, forse più giustamente, Chiesa della Resurrezione. La consapevolezza di essere nel cuore della nostra fede, lì dove il Cristo è morto in croce per la nostra salvezza, è stato sepolto ed il terzo giorno è risorto è la grande buona notizia che a noi cristiani dà gioia. Il Signore è morto per noi ma ha sconfitto per sempre la morte donandoci, se lo seguiremo, la vita eterna. Il grande privilegio di aver potuto partecipare, all’alba del nostro ultimo giorno in Terrasanta, alla Messa all’interno dell’edicola del Santo Sepolcro, pregando per l’umanità e per la pace nel mondo, ha rappresentato l’apice del nostro pellegrinaggio. Il punto di arrivo, ma anche un punto di partenza nella vita di ciascuno di noi.
L’ottima organizzazione e la grande efficienza di chi ci ha guidato nel pellegrinaggio, ci ha consentito di avere incontri con persone che ci sono tutte rimaste nel cuore e ci hanno fatto comprendere il dramma del popolo palestinese, le criticità della difficilissima convivenza in Israele tra ebrei e arabi, scacciati dai loro villaggi e dalla loro terra e trattati da cittadini con assai meno diritti degli ebrei, la faticosa convivenza tra le tante espressioni religiose presenti su quella terra, tra le quali quella cristiano latina è di gran lunga minoritaria.
Ci sono tutti rimasti nel cuore. Rafic Nahara, vescovo ausiliare del Patriarcato Latino a Gerusalemme, da pochi giorni vescovo di Nazaret, di origine libanese. La signora Violette Khoury, mite ed anziana farmacista palestinese, laureatasi a Roma, che con la sua associazione “Sabael” sta cercando di dar vita forme di fattiva convivenza e riconciliazione tra donne di varia provenienza, che ci ha fatto venire un groppo alla gola ascoltando le vicissitudini e le difficoltà che ha dovuto affrontare nella sua lunga vita. La visita al Convento dei Piccoli Fratelli e Piccole Sorelle di Gesù a Nazareth ci ha fatto scoprire la semplicità, l’estrema povertà e la misticità della figura di Charles de Foucauld, che prima di andare in Algeria nel deserto tra i tuareg ha vissuto più anni a Nazareth, e che il prossimo 15 maggio verrà dichiarato santo dalla Chiesa. Vincenzo Bellomo, giovane e dinamico responsabile della Caritas a Betlemme, con moglie palestinese e due bellissimi bambini, ci ha fatto toccare con mano e con esempi concreti la difficile vita dei palestinesi. Al Centro Laboratorio del Mosaico a Gerico, sorto sul luogo dove a lungo ha abitato don Giuseppe Dossetti, che a Bologna è rimasto nel cuore di tanti cattolici che hanno fatto politica o impegnati nel sociale, abbiamo potuto apprezzare la grande capacità di don Giuseppe di unire l’ascetismo alla concretezza del fare per la gente. Infine, a Gerusalemme l’incontro con padre David Neuhaus, gesuita, nato in Sudafrica da una famiglia di ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania negli anni ’30, convertitosi a 26 anni al cattolicesimo, che ci ha anch’egli raccontato, con ironia e sottile umorismo, delle difficili relazioni tra ebrei, cristiani e musulmani.
In tutti questi interventi ci ha colpito l’estrema pacatezza delle considerazioni offerteci, l’assenza di odio o di voglia di vendetta per quanto subito negli anni, il grande realismo nell’esporre la situazione ed affrontare la quotidianità, l’ottimismo del cristiano nel guardare al futuro. Un futuro che in sintesi, oggi forse una sintesi utopistica ma anche quarant’anni fa un Sudafrica senza apartheid, abolita nel 1991, dice padre David pareva pura utopia, può tradursi nel motto: Un solo Stato, due Popoli, tre Religioni.
Grazie dunque a Frate Sole, a don Andres, don Stefano, in particolare a fratel Lorenzo per la bella esperienza di fede e preghiera che ci avete fatto vivere. Questo viaggio nella Terra del Signore ci rimarrà nel cuore e, forse, ci aiuterà ad essere un po’ migliori. Infine, un caro saluto agli amici e compagni di viaggio coi quali abbiamo condiviso preghiera e gioia dello stare assieme.
Claudio e Nicoletta Pasini, Farneto, 22 marzo 2022