ZONA PASTORALE – Nella seconda Assemblea Sinodale della ZP di San Lazzaro, dopo l’intervento di suor Chiara Cavazza, ci si è suddivisi in gruppi di interesse. Qui le sintesi dei vari contributi.
I gruppi attivati sono stati: Liturgia – Catechesi – Giovani – Carità – Famiglie
Ogni gruppo ha lavorato su alcune domande preparate da suor Chiara, confrontandosi con profondità e cercando di individuare piste concrete. Ecco i vari documenti finali, così come sono stati elaborati.
QUESTI I TESTI DEI DOCUMENTI IN FORMATO PDF:
GRUPPO GIOVANI
GRUPPO CATECHESI 1
GRUPPO CATECHESI 2
GRUPPO CARITA’ 1
GRUPPO CARITA’ 2
GRUPPO LITURGIA
GRUPPO FAMIGLIE 1
GRUPPO FAMIGLIE 2
Catechesi – Primo gruppo
Il nostro gruppo era composto da nove persone (Marco, Elisabetta, Leonardo, Elena, Liviana, Maurizio, Cesare, Franco, Anna)
Ognuno ha avuto modo di parlare e c’è stato un clima di ascolto positivo.
In un primo momento ci siamo interrogati sul significato di alcune parole.
Che cosa significa “conversione della mentalità”?
Cos’è una “visione ecclesiale”?
Che cosa si intende per “formazione”?
Dalla discussione successiva sono emerse le seguenti tematiche:
La Parola di Dio come fondamento: tutti hanno concordato sul fatto che il punto più importante, il fondamento di ogni cosa, il punto da cui partire è indubbiamente la Parola di Dio. Questo non sempre accade nei nostri incontri o riunioni.
L’importanza di condividere i propri vissuti: Non tutti gli incontri nelle nostre parrocchie sono finalizzati a questa “conversione di mentalità” di cui si parla nel documento sinodale.
Cioè, spesso il modo di fare “formazione” consiste nell’invitare un esperto a parlare, senza possibilità di condividere risonanze e vissuti.
Quando invece c’è condivisione, possibilità di parlare, di confrontarsi, allora si sperimentano frutti positivi.
C’è chi ha parlato della bellezza e della necessità di partecipare a corsi di formazione, per arricchire e approfondire la Parola e la propria fede. Ma come tradurla poi nella propria comunità?
Quando ci si confronta con la Parola di Dio a partire dal proprio vissuto e assieme alle risonanze degli altri, allora questo ti arricchisce e ti rende diverso.
In questo senso allora “evangelizzare” è condividere quello che vivo io.
Insomma tutti hanno parlato di quanto sia importante e di quanta ricchezza ci sia nel condividere la vita che viviamo, le nostre gioie e le nostre debolezze; è questa la prima testimonianza.
Cercare nella Parola la buona notizia, e farlo insieme agli altri, è una gioia. Ripartire dalla buona notizia: ecco la cosa più importante.
Quindi, se la “conversione” è cambiare mentalità, questo è un primo modo per ripensare i nostri incontri.
Siamo tutti peccatori perdonati. È emersa la necessità di ricordarci che non siamo perfetti, che non siamo irreprensibili, siamo tutti “peccatori perdonati” come diceva Papa Francesco. Tutti peccatori e tutti perdonati. L’errore fa parte del vissuto di tutti. Evitare gli errori, evitare i conflitti non va bene.
Abbiamo gustato la parola “battezzato”: abbiamo bisogno di risentire il significato bello del nostro battesimo. E la parola “cattolica” cioè una chiesa universale, rivolta a tutti.
Qualcosa sui giovani. I ragazzi dopo la Cresima non frequentano più. Li perdiamo. Ci siamo ricordati che è necessario saper stare con i giovani con umiltà senza dar loro risposte ma aiutandoli a cercarle.
Esperienze positive: I genitori che annunciano il Vangelo ai figli: pur con difficoltà, è un’esperienza positiva che dà frutti buoni sia per i bambini che per gli adulti. Spesso l’annuncio semplice ai bambini raggiunge anche gli adulti.
Quando sono i genitori che partecipano e provano e sbriciolano la parola per i propri figli, piano piano si riavvicinano. Cioè come metodo funziona. Certo è faticoso ma è un cambiamento di mentalità nell’annuncio che si sta rivelando buono.
Altre considerazioni Queste domande sono molto profonde, non abbiamo risposte immediate e concrete in così poco tempo. Sono un punto di partenza. Qui c’è l’avvenire, il futuro della Chiesa. E argomenti di cui per anni abbiamo sentito l’esigenza. Finalmente si muove qualcosa.
Ci siamo detti che è più grave tirarsi indietro che non esporsi per non mostrare le proprie debolezze.
E ci siamo ricordati di non giudicare le persone considerate lontane o lontanissime perché spesso le persone che non frequentano hanno domande di senso molto forti.
Catechesi – Secondo gruppo
Partecipanti: Cristina, Elisabetta, Riccardo, Isabella, Riccardo, Carla, Teresa, Betta
Il gruppo ha lavorato condividendo le esperienze vissute dai partecipanti nelle relative parrocchie (soprattutto in merito alla catechesi in vista dei sacramenti) e sulla base di esse sono sorti spunti di riflessione e proposte di lavoro future.
Chi ha vissuto l’esperienza del catechismo “alla vecchia maniera” non ha un ricordo pienamente positivo ma riporta la fatica fatta per tenere i bambini e trasmettere loro i fondamenti della fede. Spesso capitava, e ancora capita, che una minoranza dei bambini siano effettivamente interessati al catechismo, mentre una maggioranza partecipa ma non è interessata e condiziona negativamente quella minoranza che potrebbe invece essere più coinvolta. In questo modo si rischia di perdere l’attenzione e la frequentazione della totalità dei bambini. Si potrebbe pensare a qualche momento dedicato per chi ha più voglia di partecipare in modo attivo.
Ispirandosi alle recenti parole di Zuppi viene sentita come molto importante la “centralità della Parola”. Si citano in merito la domenica della Parola in cui a San Lazzaro si legge un Vangelo per intero e l’iniziativa del Vangelo delle case a San Francesco. Andando oltre nasce lo spunto per una attività di zona che possa essere una sorta di scuola della Parola.
L’esperienza dei genitori-catechisti è stata vissuta in modo positivo e arricchente: nonostante inizialmente si sia pervasi da un senso di inadeguatezza, questo in breve scema man mano che aumenta la consapevolezza di dover semplicemente testimoniare la bellezza di essere cristiani. Purtroppo si è constatato che molti genitori lasciano i bambini al catechismo e li tornano a prendere dopo due ore senza partecipare essi stessi alla Messa. Di conseguenza, mancando la testimonianza del genitore, la Messa perde di valore agli occhi del bambino. A San Lazzaro si è pensato di fare 4 o 5 volte l’anno degli incontri con i genitori dei bimbi che frequentano il catechismo cercando di individuare dei temi che possano interessare loro. Ultimamente ci si sta concentrando proprio sul tema dell’ascolto della Parola.
È importante cercare di capire i bisogni formativi delle persone che abbiamo intorno. Per farlo è fondamentale l’ascolto attento delle esigenze e delle richieste formative di tutti. Si può provare a interpellare i genitori che portano i bimbi al catechismo, cosa non semplice perché raramente manifestano dei desideri formativi. Durante gli incontri di programmazione del catechismo insieme ai genitori-catechisti è importante far capire che non sono abbandonati e che ci sono delle figure di riferimento pronte ad aiutarli se hanno bisogno di supporto.
Nelle nostre comunità non esistono più “catechisti di professione” che fanno “enne” cicli di catechismo e che abbiano una propria profonda e strutturata vita spirituale. L’introduzione dei genitori-catechisti è un’occasione speciale per riavvicinare i genitori alle comunità parrocchiali che non va sprecata. Per questo i genitori-catechisti vanno accompagnati, aiutati e inseriti nella comunità, in modo che il loro apporto non si limiti all’ora di catechismo settimanale. La zona pastorale potrebbe creare occasioni di confronto perché non si sentano isolati e allo sbaraglio bensì parte attiva della comunità in cammino.
Va trasmesso ai bambini e alle famiglie il bello di andare in Parrocchia, cosa che sta scivolando via, anche perché oggi esistono molte alternative oltre al fatto che gli sport sono estremamente impegnativi per i ragazzi e le società sportive stringono con loro legami strettissimi. La Parrocchia deve essere un luogo aggregativo in cui si sta bene. Si deve recuperare la fiducia dei genitori verso l’ambiente parrocchia. “Da come vi amate capiranno che siete miei discepoli” : dobbiamo trasmettere il bello di essere Chiesa lavorando soprattutto sulle relazioni tra di noi, perché siano sane, costruite bene, relazioni in cui ci si possa esprimere liberamente senza timore di giudizio. Le relazioni vanno approfondite al di là dei momenti liturgici. L’oratorio potrebbe essere un luogo aperto dove ritrovarsi.
Rispetto all’allontanamento dei giovani dalle parrocchie dopo il sacramento della Cresima, si rileva che lo scoutismo riesce a tenere i ragazzi vicino alla Chiesa. Seppure con un minore contenuto religioso nelle attività, gli scout frequentano la Chiesa e capita che il ragazzo al momento giusto senta quella parola che lo fa riflettere e magari riavvicinare o comunque tiene vivo in qualche modo il pensiero della fede.
Inoltre si è ragionato sul fatto che nelle parrocchie della zona pastorale il catechismo viene gestito in modalità e giornate differenti, ad esempio a San Disma si fa in giornate infrasettimanali, a San Francesco il coinvolgimento dei genitori è più accentuato, a San Lazzaro c’è una maggiore organizzazione. Invece di vedere queste diversità come “concorrenza sleale”, possiamo vederla come un arricchimento perché dà la possibilità alle famiglie di far frequentare ai propri figli una realtà parrocchiale e la preparazione ai sacramenti scegliendo la modalità più adatta alle proprie esigenze e alla propria organizzazione familiare (es. famiglie con genitori separati che nel fine settimana non riuscirebbero a partecipare).
Infine ci si è confrontati sulla possibilità di creare un percorso per le famiglie con bimbi appena battezzati, poiché ci si rende conto che spesso le famiglie si avvicinano alla parrocchia per il battesimo ma poi, presi dalle difficoltà quotidiane, rischiano di allontanarsi e tornare solo dopo diversi anni per il catechismo. L’esigenza è sentita da diverse parrocchie, si è creato il contatto per lavorarci insieme, anche come zona pastorale.
Liturgia
Presenti: Roberta (San Francesco), Giovanni (Idice), Luigi (San Francesco), Paolo (non ha una sola parrocchia di riferimento), Daniela e Sandro (San Lazzaro), Alessandra (San Disma), Annarita (San Luca Evangelista), Claudia (San Francesco), Daniele (San Lazzaro), Silvano (San Lazzaro), Raffaello (San Luca Evangelista), Giancarlo (San Luca Evangelista), Nicoletta (San Disma), Sonia (Botteghino di Zocca).
Il gruppo ha lavorato in un clima di ascolto in cui ciascun membro ha avuto la possibilità di esprimersi in modo sincero e portare il proprio contributo in un clima di accoglienza.
E’ emerso in modo trasversale come la liturgia sia vissuta con difficoltà.
Il gruppo ha rivolto l’attenzione prevalentemente al momento della Messa.
Si è posta molto l’attenzione al modo di comunicare e al linguaggio della liturgia, in particolare della Messa.
Si percepisce:
– la Messa come esperienza staccata dalla vita (scollamento tra liturgia e vita), poco accessibile.
– un linguaggio che non corrisponde più al nostro, che diventa quasi ostacolo alla partecipazione, un linguaggio per pochi, distante dalla vita di tutti i giorni
– appare un momento difficile poco comprensibile
– le formule appaiono ridondanti e non comprese. Le frasi dette dal celebrante sembrano scontate, ma non sono comprese
– abbiamo perso il patrimonio simbolico dei riti o non conosciamo il significato dei segni e dei simboli della Messa e ciò rende la Messa come un momento in cui l’assemblea appare spettatore e non parte integrante.
– il coro staccato dall’assemblea: a volte il canto è solo ascoltato e l’assemblea canta poco. Il canto come preghiera. I canti a volte tradizionali sono lontani dalla sensibilità attuale.
Si riconosce una chiusura nelle nostre organizzazioni dove equilibri, modi di vivere la liturgia a volte non tengono conto della necessità di altri.
La Messa non è più un obbligo; si è sganciata dalla tradizione
Prospettive – Ipotesi: Necessità di rendere la Messa un momento significativo della vita, che tenga conto dei tempi che sono completamente cambiati.
– Desiderio di non annacquare il contenuto per rivolgersi a tutti i cristiani, anche a chi si è allontanato o non partecipa assiduamente
– Formazione degli adulti per poter entrare nel rito con conoscenza e consapevolezza.
– Favorire la partecipazione dell’assemblea al canto. Proposte di partecipazione al canto con i ritornelli o videoproiettore.
– Preghiere dei fedeli dove i partecipanti alla Messa possano anche sentire questo momento proprio di quell’assemblea
– Nasce l’esigenza di sentire la Liturgia con senso della comunità, come un rito che ci unisce .
– Richiesta di una Messa semplice dove possa essere comprensibile ciò che accade .
– Necessità di una partecipazione che sia contributo di ciascuno .
Evidenziamo che:
– Abbiamo bisogno di invocare lo Spirito Santo
_ vi sono state esperienze di momenti di preghiera legati a situazioni di difficoltà in cui si chiede intercessione, salvezza, guarigione che hanno dato molta forza e sono stati molto sentiti dai partecipanti
_ Curare le Messe e le liturgie dei funerali perché sono momenti di vicinanza al dolore delle persone.
_ Si osserva come siano scarse le occasioni di preghiera dove la comunità si ritrova come momento comunitario e al contempo preghiera personale: Adorazione Eucaristica con momenti prolungati, anche notturni. L’adorazione appare un momento di preghiera forte anche se apparentemente semplice
Giovani
I giovani presenti hanno riflettuto assieme a suor Chiara rispetto all’idea di Chiesa che gli piacerebbe vivere-vedere-fare propria.
È stato condiviso che piacerebbe una Chiesa aperta, non solo come edificio, ma anche come istituzione, cosa che riconoscono come ricerca propria della Chiesa negli ultimi anni.
È stata poi posta un’attenzione rispetto alla comunicazione, il come noi comunichiamo gli eventi della Chiesa e come questi eventi vengono recepiti, su quanto questa comunicazione sia oggi importante e fondamentale per cercare di essere anche in dialogo con coloro che abbiamo a fianco.
È stato fatto notare come ci sia oggi una fatica nei giovani, nei più giovani ma anche nei meno giovani a rivolgersi domande di senso, a comprendere quali possibilità ci siano di approfondire e di cercare un senso per la propria vita e per il proprio stare insieme.
È stato messo in risalto come si vorrebbe una Chiesa intergenerazionale, capace di mettersi a disposizione e di creare luoghi dove ci possono essere scambi e dialoghi rispetto alla fede ed alle scelte della vita.
L’attenzione è stata poi posta anche sul senso di appartenenza che i giovani possono avere verso la Chiesa, cercando di sentirla come un luogo proprio dove poter vivere anche belle ed arricchenti esperienze per la propria vita.
Si è condivisa all’interno del gruppo una certa fatica-dispiacere per le volte in cui i giovani sono ‘additati’ come l’anello mancante delle varie situazioni e non viene semplicemente apprezzata la presenza di coloro che ci sono, anche se pochi, ma desiderosi di vivere un’esperienza ecclesiale.
È stato condiviso come la Chiesa sia in realtà aperta ma che a volte sono proprio i giovani che stanno fuori che non hanno interesse ad entrare o anche solo a mettersi in dialogo-comunicazione con la Chiesa stessa.
Si è concluso con uno sguardo positivo al nostro tempo presente: è vero i giovani sono pochi ma spesso sono operativi e presenti nella vita delle nostre comunità, desiderosi di vivere esperienze forti ed a disposizione verso coloro che hanno a fianco.
Carità – Primo gruppo
Siamo rimasti colpiti dall’intervento di Suor Chiara… la sinodalità è una vera e propria rivoluzione perché nel cambiamento della Chiesa siamo coinvolti tutti solo per il fatto di essere battezzati.
Ci siamo interrogati quindi su qualche aspetto di questo cambiamento e coinvolgimento.
Il cambiamento parte da ognuno di noi per passare al cambiamento della comunità, ma cosa intendiamo per comunità?
Riusciamo a pensarci come Zona pastorale o continuiamo a ragionare per singola parrocchia? Siamo ancora divisi e spesso la carità è delegata a pochi e non condivisa a livello parrocchiale o zonale da tutti i battezzati.
Una comunità accogliente è quella che sa cosa succede al proprio vicino di casa, sa prendere per mano le persone che incontra.
I poveri non hanno solo bisogno della “sportina” di cibo o dell’aiuto economico ma anche di sentirsi ascoltati, accolti e accompagnati… Siamo in grado di essere una casa per tutti?
Le povertà non sono solo economiche, ma anche relazionali: la solitudine degli anziani, dei malati
Alcune delle persone nel gruppo operano nelle Caritas parrocchiali ed è emerso che spesso la comunità parrocchiale non è a conoscenza delle attività e dei servizi svolti nei centri di ascolto. Quando si fa ascolto rimani coinvolto e condividi le fatiche degli altri, ma non sempre la comunità supporta chi fa questo servizio. Va migliorata la comunicazione!
E’ emersa infatti l’importanza della comunicazione tra le parrocchie della zona e verso coloro che vorrebbero sentirsi parte della comunità e non sanno come e dove muoversi.
Idee:
- Aprire le sedi Caritas parrocchiali, una sorta di open day, per far conoscere le attività svolte
- Pensare a un unico centro Caritas di zona?
- Elisa porta la testimonianza della parrocchia di Sant’Antonio di Savena di Bologna dove operano lei e tanti volontari provenienti da varie parrocchie: quindi da tempo una realtà molto compatta. Una volta l’anno si organizza una cena multietnica dove pakistani, nigeriani, marocchini ecc. cucinano e le persone (parrocchiani e non) partecipano con un contributo.
Altra iniziativa molto bella per far entrare nel vissuto delle persone che incontriamo nella carità è la biblioteca vivente realizzata con una decina di ragazze che vivono in strada che raccontano la loro storia (o qualcosa che assomigli se non hanno voglia di raccontarla) dislocate in diverse zone della parrocchia e le persone si spostano per ascoltare le loro storie… Potrebbe essere un’idea per rendere partecipe all’ascolto la comunità
Ci poniamo in ascolto delle differenti condizioni con e da poveri e non per i poveri?
Siamo in questa condizione quando non siamo giudicanti e stiamo in ascolto e accanto all’altro come fratelli, non dall’alto in basso per sistemare la nostra coscienza e mantenendo di fatto un rapporto non alla pari.
Dopo tre alluvioni Claudio del Farneto sottolinea che c’è stata tanta attenzione e solidarietà, ma anche tante persone che si sono girate dall’altra parte.
Carità dovrebbe essere attenzione agli altri, sia a coloro che si trovano ad attraversare un momento di difficoltà sia a coloro che vivono soli. A San Lazzaro c’è più del 40% di famiglie unipersonali! Serve una maggiore attenzione in termini di carità ad anziani, un aiuto anche psicologico, non solo un aiuto economico,
Prima della costituzione del comitato di val di Zena in occasione dell’alluvione non esisteva una comunità al Farneto; ora si è formata. Ci si abbraccia e ci si sostiene; ciò dimostra che c’è necessità di attenzione e di amicizia: può essere anche semplicemente portare a Messa chi non può andare da solo.
Abbiamo ascoltato un’interessante esperienza abitativa a Milano: una persona ha ereditato una casa e ha deciso di affittarla alla parrocchia la quale, grazie ad un gruppo di volontari, ha gestito i locali dandoli alle persone in difficoltà prima che finissero in strada. Quell’accoglienza è stata occasione per conoscere queste persone generando un rapporto di condivisione.
La condivisione diretta è sentirsi alla pari della persona che sta soffrendo; quando si è in difficoltà, ma ci si sente parte di un tutto (come un dito rotto in una mano) ci si sente forti e questo genera la voglia di fare qualcosa per gli altri. Nel momento in cui si riemerge dalla difficoltà, hai voglia di rendere ciò che hai ricevuto.
Le ferite possono essere feritoie dalle quali entra la luce
Dobbiamo riuscire ad aprire il cuore, creare occasioni di scambio, perché chi riceve possa anche ridare e sentirsi parte di un tutto… questo è essere lievito.
Carità – Secondo gruppo
Nel nostro gruppo erano rappresentate quasi tutte le parrocchie della zona.
Ci siamo soffermati soprattutto sulla seconda domanda, su come ci poniamo nei confronti di chi si rivolge a noi per chiedere un aiuto.
Ognuno di noi, sia chi si mette in ascolto sia chi viene a chiedere, si porta dietro la sua esperienza di vita e quindi si può presentare in maniera diversa; non esiste un modello comune a tutti, ma tutti quanti abbiamo imparato che più diamo più riceviamo.
E’ difficile far conoscere alla comunità le varie attività svolte dalla Caritas (ascolto, cena al dormitorio, accoglienza senza tetto, ecc.). Sembrano cose riservate agli addetti ai lavori. Bisogna migliorare molto la comunicazione per far capire come siano belle e preziose queste attività e come ognuno può contribuire.
E’ stato anche evidenziato che la povertà non è solo economica, ma esiste la solitudine, soprattutto negli anziani, ma non solo. Si è proposto di formare un gruppo di persone disposte ad andare a visitare chi è solo anche nelle case di riposo.
Famiglia – Primo gruppo
1) Le famiglie sono soggetto attivo e promotore del cammino di riforma sinodale e missionaria?
La famiglia è luogo di relazione per questo ha in sé la potenzialità per questo percorso sinodale e ha bisogno di essere sostenuta. All’interno della famiglia è più facile essere corresponsabili mentre a livello parrocchiale ci si sente meno autorevoli. In alcune realtà c’è ancora l’abitudine di chiamarci a un servizio come singole persone e non come coppia. Le famiglie più “lontane” ci spingono ad essere missionari perché con le loro domande ci stimolano.
2 e 3) Cosa è necessario fare per promuoverle e formarle a questo? E quali famiglie sono coinvolte e quali invece faticano a trovare spazi e percorsi di accompagnamento appropriati?
Occorre creare relazioni autentiche. E queste possono partire da noi perché in quanto sposati siamo anche missionari verso gli altri. La famiglia sta bene se sta bene la coppia, per questo è bene promuovere occasioni per nutrire la coppia. C’è la proposta di mettersi in rete, che è quello che stiamo cercando di fare come zona. Si vorrebbero creare spazi e tempi adatti alle coppie che si avvicinano alla chiesa per chiedere il sacramento del Battesimo ai loro figli. Si è poi pensato alla questione delle famiglie irregolari, su cui dobbiamo maturare una posizione in relazione a quest’ultimo documento sinodale, anche perché sta diventando un argomento sempre più divisivo. In relazione a questo è stato messo in evidenza che a volte il linguaggio può creare etichette e chiusure. È stato sottolineato che è fondamentale mettere Dio al centro, perché è con il suo aiuto che diventiamo capaci di essere accoglienti. Dobbiamo essere consapevoli della grazia che abbiamo ricevuto col sacramento del matrimonio. Come sposi nel Signore possiamo amare ed accogliere con l’amore di Dio.
Famiglia – Secondo gruppo
Nel corso dell’incontro del Gruppo Famiglie n. 2 sono emerse le seguenti osservazioni:
- Importanza della sinodalità
È stata sottolineata la necessità di vivere la sinodalità portando il Vangelo nelle case e favorendo il raduno delle famiglie.
- Ascolto e dialogo
È emersa l’importanza dell’ascolto e del confronto anche con persone considerate “lontane” dal contesto ecclesiale.
- La famiglia come fondamento della vita
La famiglia è riconosciuta come base principale della vita ed è chiamata alla vocazione matrimoniale, camminando in modo sinodale accanto ai consacrati.
- Ruolo educativo della famiglia
È stato ribadito che la famiglia riveste un ruolo centrale nell’educazione dei figli.
- Potenzialità della famiglia nella comunità
La famiglia ha potenzialità molto alte per la vita della comunità, ma necessita di essere accompagnata ed educata a esprimerle pienamente. Riprendendo quanto affermato da suor Chiara, la famiglia è un soggetto attivo, un “lievito” all’interno della comunità, promotore di partecipazione ecclesiale. La famiglia è considerata un punto di riferimento essenziale per la parrocchia, pur riconoscendo che talvolta gli impegni parrocchiali possono entrare in tensione con la vita familiare.
- Diminuzione delle famiglie e accompagnamento di altre scelte di vita
È stata rilevata la diminuzione del numero delle famiglie; ci si è interrogati su come esse possano sostenere e accompagnare chi compie scelte di vita differenti.
Durante il confronto sono state raccolte le seguenti proposte:
- Valorizzazione delle esperienze già presenti
È stata segnalata l’esistenza di alcune realtà attive, come il gruppo “Coppie in cammino” della parrocchia di San Lazzaro. Nella parrocchia di San Lazzaro sono già in corso anche incontri rivolti a persone separate e divorziate.
- Messa in rete delle iniziative
Si propone di mettere in rete le attività dedicate alle famiglie presenti nelle diverse parrocchie, utilizzando anche strumenti comuni, ad esempio il canale Telegram della zona pastorale. È emersa l’esigenza di andare oltre i confini delle singole parrocchie per favorire una maggiore collaborazione e condivisione.
- Accoglienza nelle case
È stato espresso il desiderio di aprire le proprie case per incontri di fraternità, accogliendo tutti e accompagnando in particolare i giovani sposi e i genitori dei bambini del catechismo.
- Incontri comunitari di preghiera
Si suggerisce di organizzare momenti di preghiera, ascolto della Parola e adorazione eucaristica aperti a tutti.
- Esperienze condivise
Tra le proposte figura anche la possibilità di organizzare vacanze comunitarie con le famiglie.
- Formazione permanente
Si propone di attivare percorsi di formazione permanente per le famiglie, in collaborazione con la diocesi. È stato proposto di offrire opportunità e momenti dedicati anche a single, conviventi, coniugi anziani o vedovi, persone separate e divorziate.
- Attenzione alle relazioni quotidiane
È stata sottolineata l’importanza di prestare attenzione ai propri vicini di casa e alle persone che si incontrano in chiesa, ad esempio i vicini di casa o i “vicini di panca”.
Due proposte operative
- Migliorare la comunicazione e il coordinamento in rete della zona pastorale.
- Individuare, in ciascun gruppo, due persone che fungano da punto di riferimento per l’accoglienza delle famiglie in parrocchia.
QUESTI I TESTI DEI DOCUMENTI IN FORMATO PDF:
GRUPPO GIOVANI
GRUPPO CATECHESI 1
GRUPPO CATECHESI 2
GRUPPO CARITA’ 1
GRUPPO CARITA’ 2
GRUPPO LITURGIA
GRUPPO FAMIGLIE 1
GRUPPO FAMIGLIE 2

