AFFRICO – Lunedì 5 settembre 2022, una decina di discepoli fedeli delle pillole, ha seguito don Antonio fino nella sua Affrico natale. Ne è venuta fuori una giornata speciale. Abbiamo scoperto una cattedrale di montagna, una famiglia molto accogliente e un panorama che ha inspirato ricordi di infanzie contadine. Il racconto di Iolanda.
NB il secondo video in fondo all’articolo
Il primo impatto con un mondo fuori dal mondo è avvenuto nella chiesa di S Giovanni Battista, dove ci aspettava Don Pietro. Che cosa ho provato, non ho le parole per dirlo.
Entri e l’occhio è portato a salire su, lungo le colonne, più su, ancora più su, nella grande cornice della cupola, ancora più su, al grande arco che ti avverte che non sei ancora salito del tutto, ma sei CORAM DOMINO (davanti a Dio). E dopo, contemplando i San Giovanni Battista, e le tante Madonne, e i riquadri della via crucis, scolpiti nel bronzo, resti, come incatenata, Davanti a Dio.
Don Antonio ci racconta la storia, incredibilmente vera, della chiesa, con la competenza e la documentazione degna di una perfetta guida turistica. Ma al di là delle notizie, ci senti l’amore per la Chiesa e per questa chiesetta, un poco sua.
Ancora un ultimo tratto di montagna, che non conoscevo, ma che don Antonio mi rende familiare perché “ dove adesso è tutto bosco, io, da ragazzetto, venivo, a piedi, dalla mia casa, per lavorare la terra. Vedete? È proprio quella che si vede laggiù” e indica un gruppetto di tetti, grande quanto un palmo di mano, ma, non so perché, mi sembra tanto grande da abbracciare il prato, e il bosco di castagni e le querce, e le montagne attorno. Ci accoglie ( si fa per dire) il gatto, che però ha occhi solo per la sua ciotola piena ci cibo e per don Antonio. In compenso esce Giuliana, la sorella, un capolavoro di allegria, di simpatia, di calore. ( Veramente suo fratello direbbe, “di fuoco!) . Ma ci attende un altro capolavoro nella lunga tavola: una “mensa” così bisogna chiamarla, perché solo così riesco ad immaginare la mensa che Gesù ha detto essere preparata per noi in Paradiso.
Poi Don Andres estrae la sua macchina da presa: è il momento della creazione e registrazione della “pillola”: sfondo scelto apposta, per farci comprendere meglio lo spassoso ricordo: il burrone, fra il prato e la montagna, che rendeva necessaria l’invenzione degli abitanti di quel microscopico borgo….Altro che “pillola”! Avremmo continuato fino a sera a raccontarci ricordi di infanzia e di gioventù: la cosa più bella è che a nessuno venne alla memoria qualche pezzetto di vita faticosa, o dolorosa, o infelice.
Il clima che si era creato, fin dal mattino, alla partenza, esplodeva di allegria. Un’allegria piena di tenerezza, di desiderio di restare insieme, non so come dirlo, se non “ di travasarci l’un l’altro, la nostra anima”. Si era fatta l’ora del ritorno.
Mi è rimasto un po’ di nostalgia. Vorrei che si tornasse, anche per un giorno, o mezza giornata, (portandoci il pranzo al sacco, e una coperta per sederci in terra, come quando eravamo ragazzini!) alla chiesa di San Giovanni Battista, per un tempo di preghiera, davanti a Dio.
Iolanda Maria Teresa Cavassini
Prossima tappa: 21 settembre, a Bagnacavallo, città natale di Iolanda. Le iscrizioni sono aperte!