SAN LAZZARO – Anche quest’anno come zona pastorale abbiamo voluto iniziare la Quaresima con un ritiro spirituale, per avere un tempo in cui fermarci insieme in preghiera. Ha guidato il ritiro don Matteo Prosperini, parroco di San Disma. Vi offriamo qui di seguito una sintesi delle riflessioni che ci ha proposto a partire da alcuni brani biblici: il secondo libro di Samuele ai capitoli 11 e 12, il vangelo di Giovanni al cap. 21 e il salmo 50 .
La conversione è un cammino spirituale che ci conduce dal peccato alla grazia. Non avviene in un istante, ma è un cammino che ha bisogno di tempo. Quello che avviene in un istante preciso è il momento che dà il titolo a questo ritiro: Allora rientrò in se stesso, preso dall’episodio evangelico del figliol prodigo.
Riportiamo alla memoria alcune parti della liturgia del mercoledì delle ceneri:
Colletta : O Dio, nostro Padre, concedi, al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male.
Benedizione sulle ceneri: O Dio, che hai pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, accogli con paterna bontà la preghiera del tuo popolo e benedici questi tuoi figli, che riceveranno l’austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l’itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio, il Cristo nostro Signore.
Orazione sul popolo: A questo popolo che riconosce la tua grandezza, dona con bontà, o Dio, lo spirito di penitenza, perché nella tua misericordia ottenga di giungere all’eredità promessa a chi si converte.
Cosa ci dice la liturgia? Ci dice che quella con il male è una battaglia quotidiana, che deve essere vissuta con le armi giuste, ci dice che l’itinerario di conversione che la quaresima ci propone è un cammino che dona la pace e ci dice che c’è un’eredità promessa che verrà data a chi si converte, a chi compie questo cammino.
Convertirci non è un nostro sforzo, è un cammino che ci porta ad accogliere la grazia di Dio, a fare esperienza della sua misericordia. Quando sperimento la misericordia di Dio allora il mio cuore cambia ed io mi converto. Per poter fare esperienza della misericordia devo però rientrare in me stesso, perché il peccato ci porta fuori da noi stessi, dalla nostra umanità. Il fratello maggiore della parabola del figliol prodigo non si converte, perché non è consapevole della misericordia del padre. Il figlio minore invece che ha sperimentato quanto sia avvilente e mortificante uscire da se stessi, davanti alla misericordia del padre rimane senza parole, può solo accogliere questo dono così grande, più grande di ogni aspettativa.
Il secondo libro di Samuele al capitolo 11 ci racconta il peccato del re Davide, che pur di poter possedere Betsabea fa in modo che suo marito Uria perisca in battaglia. Ma il peccato di Davide non comincia quando si unisce alla moglie di un altro uomo, comincia molto prima, quando il re anziché guidare il suo popolo nella guerra rimane a casa, si riposa e si abbandona ai suoi desideri più iniqui. Il peccato di Davide comincia con un’accidia spirituale che lo allontana dal suo popolo. Una volta che il peccato entra in lui cerca di rimediare, cerca di giungere a un compromesso che salvi la situazione, ma in realtà il suo peccato lo porterà a compierne uno ancor più grave. Eppure Davide si sente tranquillo, non è consapevole di aver compiuto ciò che davanti al Signore è un grande male. E allora Dio gli invia il profeta Natan che lo mette davanti a sé stesso. Uscire da noi stessi avviene con tanti piccoli sì detti al male. Rientrare in noi stessi avviene ascoltando la voce del profeta, ascoltando la parola di Dio che ci fa vedere cosa siamo diventati. Nel momento in cui prendo consapevolezza del male che ho compiuto rientro in me e può cominciare il cammino della conversione. La Quaresima serve a questo: a farci rientrare in noi stessi. Anche Pietro ha dovuto fare quest’esperienza. Dopo la morte e resurrezione di Gesù, dopo il suo tradimento, dopo aver visto il sepolcro vuoto ma facendo ancora fatica a riconoscer il signore quando gli si presenta, Pietro è consapevole di quello che è. Sperimenta il suo fallimento, la sua debolezza. La quaresima è il tempo in cui fare memoria dei nostri fallimenti, in cui sperimentare la nostra incapacità di seguire il Signore.
Nel brano di Giovanni al cap. 21 Gesù incontra Pietro che è rientrato in se stesso, che ha capito il suo limite. Gesù si manifesta all’alba. La presenza del Signore non è mai alla luce piena del sole, è una presenza che deve essere scoperta: Gesù non accusa Pietro del suo fallimento ma chiede se c’è qualcosa da mangiare, qualcosa per lui. Gesù crede sempre nelle nostre capacità. Non ci chiede un amore eroico, gli basta sentirsi dire che gli vogliamo bene.
La preghiera con il salmo 50, ci mette davanti al nostro limite. La nostra iniquità nasce con noi, è parte di tutta la nostra storia. Noi siamo sempre concentrati sul momento presente e spesso ci dimentichiamo che con dio abbiamo una storia, una storia fatta di cadute e di grazia. Il mio peccato mi sta sempre dinnanzi, ma l’amore di Dio giunge nella mia vita proprio quando sono peccatore.
La Quaresima è dunque il tempo propizio per rientrare in noi stessi ed essere vigilanti su di noi e sulla nostra comunità perché il male possa essere vinto.
Al termine del ritiro abbiamo fatto un momento di riflessione silenziosa su tutto ciò che ci è stato offerto e ognuno di noi ha scritto un breve pensiero, frutto della sua preghiera personale, che verrà condiviso sulla chat Telegram della Zona Pastorale .