Prime confessioni il 14 maggio a Idice. Cronaca del rito, a misura di bambini. Un intenso momento di Chiesa e di famiglia.
Sabato 14 maggio è stato un giorno speciale per quattordici bambini della parrocchia di Idice.
Sono infatti stati chiamati alla loro “prima confessione”.
Nessuno sapeva bene cosa aspettarsi, i piccolini (annata 2013) erano spaesati e preoccupati; nei loro volti si leggeva chiaramente un misto di curiosità, paura, timidezza, aspettative… Era come se dicessero tacitamente: “Cosa devo bisbigliare a questo signore con la vestaglia e la sciarpa??”.
Ma piano piano, tutto si è svolto nella semplicità e nella gioia di quello che il nostro don Stefano ama definire “il Sacramento dell’abbraccio”.
Abbiamo assistito alla naturale concretizzazione di un bellissimo momento di Chiesa, di famiglia.
Dopo l’iniziale “segno della croce”, sotto la squillante direzione del coro, tutti i bambini e i loro genitori hanno dato vita al canto che li ha guidati nel percorso catechistico di quest’anno: “c’è Qualcuno che mi ama e conosce il mio nome”. A seguire il parroco ha chiamato ogni bambino per nome ed ognuno si è alzato gridando (o sussurrando tra le labbra…): “eccomi!”. Dopo una breve (meno di 5 minuti… record!) introduzione al Sacramento e al suo significato, i nostri due sacerdoti, don Stefano e don Andres, si sono recati nelle postazioni allestite e hanno accolto i bambini che, a uno a uno, si sono accostati a loro.
Quando un bambino terminava la confessione, riceveva dal sacerdote un cuore con il proprio nome che il bambino stesso attaccava ad un cartellone raffigurante il volto sorridente di Gesù. Il senso metaforico era quello di affidare a Gesù il proprio cuore “nuovo”, rinnovato dal Sacramento.
Una volta apposto il cuore con il proprio nome sul cartellone, il bambino raggiungeva la sua panca nella quale veniva accolto dai propri cari con un enorme ed intenso abbraccio, al termine del quale, il familiare stesso, consegnava al proprio bambino alcuni fiori colorati, simbolo del meraviglioso “rapporto nuovo” appena siglato con Gesù e la Chiesa.
Oggi le lacrime sono viste spesso come segno di debolezza e fragilità, ma in quegli abbracci di gioia sincera, di legame, di semplicità, parecchi volti si sono candidamente lasciati rigare dal momento.
Quando anche l’ultimo bambino aveva ricevuto il Sacramento dell’abbraccio, sono saliti tutti sul presbiterio e hanno intonato il canto “Camminerò”, al termine del quale il sacerdote ha consegnato loro una collana con una piccola croce, segno del meraviglioso cammino intrapreso in quella giornata.
Dopo le numerose e immancabili foto finali, la mattinata si è conclusa tra chiacchiere e risate, nelle opere parrocchiali dove ogni genitore aveva portato cibi e bevande in quantità.
Di questa bellissima giornata sono certo che ogni genitore serberà nel cuore il volto del proprio bambino, passato dalla tensione dell’ansia da “prestazione” alla gioia del “sentirsi chiesa”.
Chissà cosa aspetta ognuno di questi nostri piccoli gioielli, chissà dove andranno, quale percorso intraprenderanno, chi diventeranno; nessuno lo sa. Ma qualsiasi strada gli riservi il futuro, non dimenticheremo e non dimenticheranno mai quelle guance rigate da lacrime di gioia, segno indelebile della bellezza del sentirsi amati.