Lettera di Monsignor Matteo Zuppi ai Bolgnesi:
Carissimi e carissime, mi rivolgo a voi con la familiarità che c’è per l’essere fratelli e sorelle. Lo siamo e lo scopriremo assieme. Quella di oggi non si può proprio dire che sia una sorpresa, considerando le tante anticipazioni pubblicate in queste settimane, iniziate ben prima che il diretto interessato sapesse qualcosa.
Io, comunque, sono in realtà pieno di stupore. La vita del Vangelo apre sempre nuovi orizzonti, impensati, imprevedibili, appassionanti. È lo stupore di Pietro quando vede i tanti frutti inaspettati e si rende conto di quanto è peccatore. La grazia è sempre immeritata. La creta resta creta, anche se in essa è riversato il tesoro dell’amore di Dio. Conosco il mio limite e lo avverto ancora di più pensando alla lunga storia di santità della vostra Chiesa di Bologna. Vogliatemi bene e vogliatemi bene per quello che sono. Il vostro amore mi cambierà. Mons. Romero amava dire: «Io credo che il vescovo ha sempre molto da apprendere dal suo popolo». Avverto il mio personale limite, ma ho anche la consapevolezza che è Lui che chiama e non farà mancare la sua provvidenza. Questo mi riempie di serenità e fiducia. Inizia per me un nuovo servizio, insieme a voi. Camminerò volentieri assieme a voi, perché la Chiesa è mistero di comunione, visibile e invisibile, famiglia dove paternità e fraternità non possono mai pensarsi una senza l’altra.
Ringrazio Papa Francesco per la fiducia. È il mio unico titolo con il quale mi presento a voi. Ringrazio il Cardinale Caffarra del suo servizio di questi anni, generoso ed intelligente e gli assicuro la mia fraternità ed amicizia. Penso al compianto Cardinale Biffi e ai tanti che hanno lavorato prima di noi nella messe dove io e voi siamo chiamati ad andare a lavorare, mietendo quello che altri hanno seminato. Ringrazio e sento la responsabilità di seminare con voi, a nostra volta, perché altri possano raccogliere frutti. Il tempo è davvero superiore allo spazio! Questo anno Papa Francesco lo ha proclamato anno della misericordia. Non poteva essere migliore inizio. Ci metteremo assieme per strada, senza borsa e bisaccia, con l’entusiasmo del Concilio Vaticano II, per quella rinnovata pentecoste che Papa Benedetto si augurava. Me lo ha suggerito il Vangelo di domenica scorsa, quello dell’incontro di Gesù con Bartimeo, cieco e mendicante. Il Signore non rimprovera chi chiede anche se lo fa in maniera inopportuna. Egli si ferma, chiama vicino e ascolta, per trovare la risposta alla domanda che agitava quell’uomo, per comprendere la sua richiesta, così umana e drammatica, di luce e di futuro. Gesù non condanna ma usa misericordia «invece di imbracciare le armi del rigore», come diceva Giovanni XXIII. Infatti senza ascolto e senza misericordia si finisce tristemente per vedere, come continua Giovanni XXIII, «certo sempre con tanto zelo per la religione», ma solo «rovine e guai».
A cinquanta anni dal Concilio voglio provare, con voi, a guardare il mondo e ogni uomo ancora con quella «simpatia immensa», volendo la Chiesa
di tutti, proprio di tutti, ma sempre particolarmente dei poveri. Insieme faremo un pezzo di strada. Con la gioia del Vangelo. Mi perdonerete all’inizio qualche inflessione romana. Ma c’è una parola che imparerò subito, perché voi la pronunciate con un accento che mi ha sempre ricordato un tratto molto materno: «teneressa». È quella che chiedo alla Madonna di San Luca, perché mi e ci protegga.
Monsignor Matteo Zuppi
Dall’Avvenire del 28 ottobre 2015:
L’annuncio del cardinale Vallini nel Palazzo Lateranense. Il presule, che sostituisce il 77enne Caffarra, era ausiliare di Roma dal gennaio 2012
Un grande applauso saluta la notizia: da pochi secondi è passato mezzogiorno di martedì 27 ottobre. Matteo Maria Zuppi è il nuovo arcivescovo di Bologna. È il cardinale vicario Agostino Vallini ad annunciarlo davanti al vicegerente e ai vescovi ausiliari, ai direttori degli Uffici diocesani e al personale del Vicariato di Roma riunito al terzo piano del Palazzo Lateranense. Nello stesso momento, la notizia viene diffusa dalla Sala stampa della Santa Sede – insieme a quella della nomina del nuovo arcivescovo di Palermo (un parroco 53enne di Modica) – e comunicata nella sede della Curia felsinea dall’arcivescovo uscente, Carlo Caffarra, 77 anni, da quasi dodici anni alla guida dell’arcidiocesi di Bologna.
Monsignor Zuppi, vescovo ausiliare dal gennaio 2012, nato a Roma l’11 ottobre 1955, è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Palestrina il 9 maggio 1981 dopo la formazione nel locale Seminario. Il cardinale Vallini lo ringrazia per il servizio svolto a Roma, prima come viceparroco (dal 1982 al 2000) e poi parroco (dal 2000 al 2010) di Santa Maria in Trastevere, poi come parroco nella comunità di Santi Simone e Giuda a Torre Angela, quindi come ausiliare per il settore Centro e vescovo incaricato ad interim del Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese.
La nomina, dice il cardinale, «è un segno di attenzione e di fiducia del Papa verso i suoi collaboratori». «Proviamo un po’ di dispiacere – confessa – perché perdiamo don matteo per il lavoro pastorale, per la frequenza quotidiana». Il cardinale ricorda quando Zuppi, parroco a Trastevere, si rese disponibile per altri incarichi; arrivò presto l’opportunità della guida della comunità di Torre Angela, con la parrocchia più popolosa di Roma. Poi, dopo poco più di un anno, la nomina ad ausiliare.
«Le vie della Provvidenza sono infinite», esordisce Zuppi nel suo saluto, e confida la difficoltà di dover «trasformare tanto della mia vita». Una vita ricca di Roma, della sua gente e dei suoi quartieri, come testimonia l’accento, di cui chiede quasi scusa ai bolognesi che stanno per accoglierlo. Ricorda l’esperienza da ausiliare del settore Centro dicendo di aver scoperto «la grande ricchezza della Chiesa di Roma». Con la consapevolezza che a Bologna «troverò tanta amicizia, affetto, comunione, vicinanza». E tra i presenti, c’è anche l’economo della diocesi di Bologna, don Gianluigi Nuvoli.
Nel primo messaggio alla Chiesa di Bologna, parla delle anticipazioni mediatiche rispetto alla sua nomina, «iniziate – confida – ben prima che il diretto interessato sapesse qualcosa». A prevalere è un sentimento di “stupore”. «La vita del Vangelo apre sempre nuovi orizzonti, impensati, imprevedibili, appassionanti. Conosco il mio limite – afferma – e lo avverto ancora di più pensando alla lunga storia di santità della vostra Chiesa. Il vostro amore mi cambierà». E cita monsignor Romero: «Credo che il vescovo ha sempre molto da apprendere dal suo popolo».
Zuppi ringrazia il Papa «per la fiducia» e il cardinale Caffarra per il suo servizio «generoso e intelligente». «Camminerò volentieri insieme a voi – dice nel messaggio alla comunità cristiana bolognese – perché la Chiesa è mistero di comunione». Poi, un impegno in vista del Giubileo. «Ci metteremo assieme per strada, senza borsa e bisaccia, con l’entusiasmo del Concilio Vaticano II, per quella rinnovata Pentecoste che papa Benedetto si augurava. A cinquanta anni dal Concilio voglio provare, con voi, a guardare il mondo e ogni uomo ancora con quella “simpatia immensa”, volendo la Chiesa di tutti, proprio di tutti, ma sempere particolarmente dei poveri. Insieme faremo un pezzo di strada. Con la gioia del Vangelo».
Zuppi (incardinato nella diocesi di Roma il 15 novembre 1988, cappellano di Sua Santità dal marzo 2006) è il quinto di una famiglia numerosa e di grandi tradizioni cattoliche. È nipote, da parte materna, del cardinale Confalonieri, decano del Collegio Cardinalizio al tempo del Conclave che elesse Papa Giovanni Paolo II (un prete lombardo che si era distinto nell’aiuto agli ebrei durante la persecuzione nazista). Enrico Zuppi, suo padre, fu protagonista del laicato cattolico, si impegnò nella Fuci di Giovanni Battista Montini e Igino Righetti, diresse tra l’altro L’Osservatore Romano della Domenica.
Zuppi incontra giovanissimo quella che diventerà la Comunità di Sant’Egidio, appassionandosi all’annuncio del Vangelo verso i poveri. Segue i corsi di preparazione al sacerdozio all’Università Lateranense, dove consegue il baccellierato in Teologia. Si laurea, inoltre, in Lettere e Filosofia all’Università di Roma, con una tesi in Storia del Cristianesimo sul cardinale Ildefonso Schuster.
«Nella Comunità di Sant’Egidio – si legge sul sito dell’organismo trasteverino – diventa il punto di riferimento delle comunità studentesche nelle scuole superiori e ne rafforza il radicamento nel servizio ai più poveri e nell’amore per la Bibbia, mentre alla fine degli anni Settanta si rafforza un modello giovanile ribellista e si affermano le Brigate Rosse, la violenza e gli scontri di piazza, fino al culmine del rapimento di Aldo Moro».
Nel dicembre 1982 viene destinato alla parrocchia di Santa Maria in Trastevere, a fianco di don Vincenzo Paglia. Con la Comunità di Sant’Egidio – di cui finora è stato assistente ecclesiastico generale – è, insieme ad altri, all’inizio dell’impegno della Comunità nell’Africa Australe e sub-sahariana. Dagli aiuti di emergenza al sostegno alle Chiese in difficoltà con regimi autoritari, fino al ruolo di mediatore ufficiale nella chiusura di conflitti civili sanguinosi, come la guerra in Mozambico e il negoziato e la fine della guerra e del genocidio in Burundi, assieme a Nelson Mandela. «È una delle anime del lavoro nel continente africano della Comunità», si legge sempre sul sito della Comunità.
A Trastevere Zuppi resta per quasi trent’anni. Intanto, dal 1983, è rettore della chiesa di Santa Croce alla Lungara; dal 1995, membro del Consiglio Presbiterale diocesano. Poi, per poco più di un anno, guida la comunità dei Santi Simone e Giuda Taddeo, la più popolosa di Roma. È autore di alcune pubblicazioni di carattere pastorale. Il 31 gennaio 2012, la nomina ad ausiliare di Roma con il titolo di Villanova, e il 14 aprile l’ordinazione a San Giovanni in Laterano. Ora, per volere di Francesco, approda a Bologna, una delle più importanti diocesi italiane. L’ingresso, annuncia Zuppi, tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre.
27 ottobre 2015